Da Vasco a Morricone mille artisti contro Sky: pagate i diritti d'autore

Da mesi la tv satellitare e la Siae si scontrano sulla questione delle nuove regole del mercato

Da Vasco a Morricone mille artisti contro Sky: pagate i diritti d'autore

Musica e cinema italiani alleati contro Sky. Mille artisti e autori, tra cui star come Vasco Rossi, Tiziano Ferro, Ennio Morricone, Gabriele Salvatores, hanno firmato un appello a difesa del diritto d'autore chiedendo all'emittente di Murdoch di pagare quanto dovuto per lo sfruttamento dei loro film e delle loro canzoni. Immaginate solo quanti brani passano per X Factor o quanti film vanno in onda sui canali satellitari e potete capire l'importanza, anche economica, della questione. Si tratta di una vicenda in cui le due parti, il broadcaster e la società che da sempre gestisce i diritti d'autore in Italia, si contrappongono da mesi, da quando è scaduto l'ultimo contratto nel luglio 2017. Entrambi stando arroccati sulle proprie posizioni. Sky chiede che si elabori il nuovo accordo sulle basi delle regole del libero mercato (direttiva europea Barnier) e sostiene che Siae di fatto si comporti ancora da monopolista. Da parte sua la società afferma di rispettare le nuove regole e di operare solo in difesa dei diritti degli artisti italiani, tra l'altro senza trarne profitti economici.

Il fatto è che ora l'appello dei mille autori rischia di diventare una valanga per la tv satellitare. Perché nomi così altisonanti che si sentono «insultati» vanno certamente a ledere l'immagine dell'emittente. «Gli autori italiani - si legge nell'appello pubblicato su alcuni quotidiani - stanno assistendo sbalorditi ad un attacco contro i loro diritti. Da mesi Sky ha deciso di utilizzare i contenuti creativi frutto del nostro lavoro senza più corrispondere alcuna remunerazione per il loro sfruttamento, come invece prevede la legge sul diritto d'autore e sull'equo compenso. Non solo. Abbiamo appreso anche che questa emittente sta cercando di utilizzare un'istruttoria contro la Siae, pendente da un anno presso l'Antitrust, per cercare di dare una sorta di legittimazione al suo comportamento contrario al diritto d'autore». L'esito di questa istruttoria è uno dei nodi centrali della questione: l'organismo sta valutando se Siae sia ancora in regime di monopolio e quindi non rispetti le nuove normative europee cui l'Italia ha aderito. Un esito sfavorevole a Siae darebbe praticamente ragione a Sky che chiede di ridiscutere i termini del contratto e, in sostanza, di pagare di meno visto che la società non rappresenta più (alcuni artisti hanno fondato nuovi enti come Soundreef e Lea) tutti gli autori italiani o, comunque, si dovrebbe ragionare in un regime di libera concorrenza. Da parte sua Siae ribadisce di essere disponibili a sedersi al tavolo delle trattative sulla base delle nuove licenze, ma che sarebbe Sky a non volersi accomodare a quel tavolo. Risultato: finora la tv ha pagato in parte quanto dovuto, ma Siae ha rifiutato i pagamenti.

Gli autori parlando chiaro: non vogliono essere ricompensati di meno rispetto al passato: «Se questa strategia dovesse passare - dicono - assisteremmo alla incredibile affermazione del paradosso per cui pagando meno autori ed editori si otterrebbe un aumento della produzione culturale. Un insulto per tutti coloro i quali hanno contribuito a portare l'industria culturale al terzo posto nella nostra economia».

A ribadire l'appello sono intervenuti anche direttamente alcune star. Ennio Morricone e Nicola Piovani: «La proprietà di una poesia - dicono tra l'altro - deve essere protetta come si protegge la proprietà di un bene materiale». Mogol: «La fine dell'esclusiva o del monopolio per le società di gestione collettiva europee non è e non può essere un pretesto per cercare di ridurre arbitrariamente il Diritto d'Autore».

Si aggiunge anche Baglioni con un post su Facebook: «Colpire il diritto d'autore indebolendo le realtà che lo tutelano - significa indebolire tutti gli artisti ma, soprattutto, i meno tutelati: i più giovani, gli esordienti e i meno celebrati, quelli, cioè, le cui idee non si sono ancora affermate o faticano a farlo».

Insomma, la questione è tutta aperta. Si attende la prossima mossa di Sky. E la decisione dell'Antistrust.

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