Vecchioni: "La nomination vale il Nobel"

Il cantante: "Il Nobel non lo prenderò mai ma, grazie alla nomination, è come se l'avessi vinto"

Vecchioni: "La nomination vale il Nobel"

Tra Nobel e realtà, Roberto Vecchioni infila uno dei suoi migliori dischi da un bel po'. E ieri, presentando le dodici canzoni di Io non appartengo più, ha fatto una radiografia del suo animo che si riassume in poche parole: sto benissimo ma resto fuori dal can can. Ha settant'anni, è rinato dopo aver vinto il Festival di Sanremo, si dichiara «comunista in gioventù e ora di sinistra» ma ammette che «prima non avevo dubbi, ora ne ho molti». E in questo disco celebra l'egoismo umanistico e il distacco irriducibile dai temi che lo hanno appassionato per decenni. E arriva a dire qualcosa che quarant'anni fa avrebbe fatto tremare qualsiasi cantautore: «Tutti sottovalutano canzoni come Sapore di sale ma io avrei voluto dire a Sanguineti o a Raboni: provate a scriverla voi una poesia così».

Dopotutto la letteratura è uno dei leit motiv di questo cantautore/professore che ha appena incassato la soddisfazione di essere stato preso in considerazione dall'Accademia dei Premi Nobel: «Hanno letto i miei testi e i miei romanzi e sono orgoglioso che la canzone d'autore sia stata presa finalmente in considerazione». Per concludere: «Il Nobel non lo prenderò mai ma, grazie alla nomination, è come se l'avessi vinto». E il disco in qualche modo lo conferma.

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