Cultura e Spettacoli

"Vent'anni dopo Matrix continuo a fare a pugni nel ruolo di John Wick"

La star presenta il terzo episodio della saga: «Il mio personaggio? Un inno a non mollare»

"Vent'anni dopo Matrix continuo a fare a pugni nel ruolo di John Wick"

da Los Angeles

John Wick prende cazzotti senza soluzione di continuità, si piega, si ammacca, si sposta ma non si rompe mai. Il celebre personaggio tratto dal videogioco, John Wick, poteva avere un solo interprete credibile: Keanu Reeves perché anche lui come il suo alter ego al cinema, ha preso cazzotti dalla vita senza soluzione di continuità. Si è ammaccato, si è spostato, ha sopportato il dolore ma non si è spezzato mai.

Il 16 maggio esce anche in Italia, diretto da Chad Stahelski, John Wick 3 e ancora una volta Keanu Reeves/John Wick si farà prendere a botte, si rialzerà e andrà incontro alla prossima scazzottata senza battere ciglio. E se a rendere la vita difficile a John Wick pensano gli avversari, è la vita stessa a mettere alla prova Reeves, da sempre. A Hollywood, nell'ambiente dei set, è conosciuto per essere «the nicest guy in the world», il ragazzo più gentile del mondo. A conferma, circola su internet un video che lo vede seduto in metrò prima di cedere il posto a una signora. Già il fatto che vada in metrò fa notizia. Dei soldi e della ricchezza non gli è mai importato molto. Del suo ingaggio per Matrix, il film che nel 1999 lo rese famoso, ha regalato 80 milioni di dollari (su 114) in beneficenza. «I soldi non sono mai stati un problema dice Keanu con quello che ho già potrei vivere le prossime 100 vite».

Intanto, di questa, ha già spento 54 candeline.

«La decade dei 50 si sta facendo notare. E' iniziata con campanelli fisici, ad un certo punto non ero più così flessibile, e poi ho iniziato a pensare che un giorno non sarò più parte di questo mondo. Prima non ci avevo mai pensato. Non ho rimpianti però, quelli vengono solo quando non vivi appieno la vita e allora, in occasione della crisi di mezza età, ti compri un'auto sportiva».

Niente auto sportiva?

«Avevo una Porsche, qualche tempo fa, le avevo anche dato un nome, si chiamava The Slid, la slitta. Abbiamo avuto più di un'avventura insieme ma alla fine mi è stata rubata».

Fra i mezzi di trasporto di John Wick, in questo terzo film ci sono un cavallo e le sue stesse gambe: attraversa una duna del Sahara a piedi.

«Quando devi scappare perché hai una taglia da 14 milioni di dollari sulla tua pelle qualsiasi mezzo va bene, anche attraversare il deserto a piedi. L'ho voluta io quella scena, mi piaceva l'idea di un Lawrence D'Arabia in giacca e cravatta».

Qual è il fascino di John Wick, secondo lei?

«La sua capacità di non mollare mai. Lui continua a venire colpito, picchiato, lanciato nel vuoto, contro vetri, contro muri di cemento. Credo che quello che piace di lui è proprio la sua ostinazione nel continuare a rialzarsi e a combattere per la sua vita. E poi c'è il fatto che quello che fa lo fa per amore, della moglie, del suo cane, è una persona piena d'amore nonostante tutto. Io mi diverto un mondo a interpretarlo».

Però non sorride.

«E come faccio? Come fa poverino? Sua moglie è morta, il suo cane è morto e tutti lo vogliono uccidere, ma per me è una gioia interpretarlo. E' un personaggio delizioso e c'è una leggerezza in lui, anche quando guarda le foto della moglie morta, è un personaggio caldo, pieno d'amore».

Ha imparato a lottare davvero?

«I movimenti sono tutti coreografati, ma sì, qualcosa ho imparato, ora probabilmente saprei difendermi in una rissa ma no, non sarei io. Non voglio fare a pugni».

In John Wick 3 torna Laurence Fishburne. La reunion dai tempi di Matrix c'è già stata, con John Wick 2, ma è sempre un piacere vedervi insieme.

«È un amico, è una leggenda».

È vero che sta costruendogli una moto?

«Ne abbiamo parlato, l'abbiamo anche disegnata. Un giorno succederà. Farò una moto su misura per Laurence Fishburne».

Quest'anno ricorre il ventesimo anniversario di Matrix, cosa ricorda di quel set?

«Tutto, ho mille ricordi incredibili: la prima volta che ho letto il copione, quando ho incontrato i registi (i fratelli Wachowski, ora Lana e Lilly Wachowski n.d.r.) quando ho incontrato Laurence Fishburne e Carrie-Anne Moss, quando ho avuto a che fare con la reazione del pubblico. C'era chi non lo capiva, chi lo ha capito subito, e chi, anni dopo, mi ha sussurrato: Matrix ha cambiato la mia vita».

E lei come risponde?

«Anche a me».

Commenti