Cultura e Spettacoli

Dalla vetrina sulla città entra "l'ombra del giorno"

Nel nuovo film di Giuseppe Piccioni, Scamarcio e Porcaroli si innamorano. Come è successo sul set

Dalla vetrina sulla città entra "l'ombra del giorno"

Trentacinque anni dopo il suo film d'esordio, Il grande Blek, Giuseppe Piccioni torna a girare nella sua Ascoli Piceno dove è ambientato L'ombra del giorno con protagonista la coppia, anche nella vita, formata da Benedetta Porcaroli e Riccardo Scamarcio (galeotto fu il film e chi lo girò...). Siamo appunto in una città di provincia sul finire degli anni Trenta che fa da cornice reale quasi tutto il film è girato dall'interno di un ristorante (in realtà lo storico Caffè Meletti) agli stravolgimenti della Storia con la S maiuscola che ovviamente si innerva, anche dolorosamente, su quella più privata. Il regista ci porta immediatamente, fin dalle prime sequenze, dentro il ristorante gestito dal taciturno Luciano, interpretato da un misuratissimo Riccardo Scamarcio con i baffi, che trascorre le giornate organizzando il suo locale ma anche guardando fuori ecco il discorso della cornice per questo «Kammerspiel non claustrofobico», dice Piccioni come se la grande vetrina fosse una sorta di schermo cinematografico con la Storia che vi si proietta. La prima apparizione su questo palcoscenico è quella di Anna, impersonata da Benedetta Porcaroli nel suo primo ruolo da protagonista a tutto tondo dopo la serie Baby e La scuola cattolica, alla ricerca disperata di un lavoro. Riesce a farsi assumere da Luciano che, reduce azzoppato dalla Grande guerra, ha già tirato i remi in barca per quanto riguarda l'amore, le amicizie, la socialità. La sua vita è il lavoro. «Mi ha colpito racconta Scamarcio che aggiunge di sognare da sempre di interpretare una persona claudicante questa figura di un uomo che soffre in silenzio, portatore di un dolore che non manifesta. Io non ho la sua statura morale ma ho scoperto di essermi ispirato inconsciamente, per interpretarlo, a mio padre, facendo dei gesti che normalmente non faccio e che erano i suoi».

L'arrivo nella sua vita di Anna, che cela un segreto, sarà l'occasione di conoscere meglio se stesso, i suoi sentimenti e anche il vero volto del fascismo con cui simpatizza, un po' come tutti, spinto dal generale entusiasmo perché «il regime sta facendo cose buone». Ma appena Anna sente questi discorsi si ritrae e si capisce essere molto critica, un po' come il cuoco Giovanni (Vincenzo Nemolato) che racconta barzellette su Starace e viene zittito dal padrone perché non sia mai «che ci chiudano il ristorante». D'altronde, con l'entrata in guerra, il clima generale si fa via via sempre più mefitico, e lo si sente anche ad Ascoli dove scorrazza indisturbato l'ambiguo gerarca perfettamente interpretato da Lino Musella.

Scritto con grande delicatezza e grazia da Giuseppe Piccioni con Gualtiero Rosella e Annick Emdin, L'ombra del giorno, in uscita nelle sale domani, è prodotto con Rai Cinema da Lebowski dello stesso Scamarcio: «Con Riccardo ricorda il regista non sapevamo bene dove girare questa storia. Poi un giorno ero in piazza ad Ascoli seduto al Meletti e mi è sembrato il luogo giusto dal punto di vista storico ma anche perché è la città dello sguardo in cui puoi vedere il mondo attraverso gli spiragli, i colonnati». Leggermente diverso il racconto di Scamarcio: «Avevo appena preso in mano la produzione del film anche in maniera rocambolesca e cercavo di far quadrare i conti. Quando ho sentito la frase: Perché non lo facciamo ad Ascoli?, mi è venuto lo sconforto pensando ai costi maggiori rispetto a girarlo a Roma. Poi Giuseppe mi ha mandato delle foto e in effetti era perfetta. Mi sono rimangiato tutto e siamo partiti per Ascoli». Dove il film, esattamente un anno fa, è stato girato in pieno lockdown che un pochino si sente, soprattutto nella scelta di alcune assonanze con l'oggi, come quando si sottolinea la frase: «Di fronte a leggi ingiuste è necessario disobbedire». «Non c'era premeditazione spiega il regista perché il film è stato scritto prima della pandemia. Però io penso che la democrazia ha bisogno di avvalersi di una condizione fondamentale ossia che le voci possano manifestarsi e che siano ascoltate». Anche Benedetta Porcaroli vuole creare un ponte con l'oggi: «Il film mi ha parlato sotto tanti punti di vista, per esempio per quanto riguarda la condizione femminile.

Il mio è un personaggio che per certi versi mi somiglia: credo in un mondo migliore e ho estrema fiducia nell'essere umano».

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