Cultura e Spettacoli

"Vi insegno a usare la forza delle parole per poter curare il corpo e l'anima"

MariaGiovanna Luini ci spiega come ciò che sentiamo e diciamo influenza il nostro fisico: "Causa emozioni che muovono ormoni e neurotrasmettitori"

"Vi insegno a usare  la forza delle parole per poter curare il corpo e l'anima"

Le parole possono essere «cura e condanna», ma per MariaGiovanna Luini sono soprattutto la prima: chirurgo senologo, consulente senologa allo Ieo (dove è stata assistente medico personale di Umbero Veronesi) e al Centro Metis, da anni impegnata ad approfondire la medicina orientale, il percorso spirituale, la psicosomatica, il Reiki e le esperienze sciamaniche, dopo avere raccontato il suo approccio di «medicina integrata» nel saggio La via della cura, ora ha scritto Parla come ami (Mondadori, pagg. 144, euro 18), in cui mette a fuoco «L'infallibile potere delle parole».

Perché un libro sulle parole?

«Perché sono approdata alla forma di cura. Nella ricerca della via della cura ho sempre pensato che il mio scopo fosse aiutare, ma dovevo trovare la forma adatta per farlo, per le caratteristiche che ho: ed è attraverso la potenza delle parole».

Come fanno le parole a essere cura?

«Le parole hanno un potere anche dal punto di vista energetico, vibratorio: il modo in cui una persona mi dice una cosa crea una vibrazione, e questa entra nel campo energetico, mio e suo, e ha un effetto. Per me la via della cura sta lì, nelle parole che creano e distruggono. Le parole hanno un impatto straordinario, e non solo nella cura, basti pensare alla pandemia».

Cosa ci dice la pandemia?

«Ci mostra molto bene che il modo in cui parliamo della pandemia stessa influenza le scelte, le reazioni della gente, la paura e perfino il menefreghismo... Invece per me le parole sono lo strumento nella via della cura, e funzionano, hanno un effetto anche fisico; da qui il mantra che dà il titolo al libro, Parla come ami».

Qual è l'effetto fisico delle parole?

«Quello che ascolti o che dici causa emozioni che muovono ormoni e neurotrasmettitori, subito, e si producono sostanze chimiche che arrivano poi a tutti gli organi interni: ecco perché le parole hanno un impatto fisico».

Nella via della cura le emozioni sono importantissime.

«Perché fanno parte del nostro sistema, profondamente. Il sistema emotivo è importante tanto quanto quello razionale, sono entrambi aspetti necessari di noi; se c'è contrasto fra questi due nostri aspetti, non è salutare».

E le parole che impatto hanno?

«Quando si decide di provocare delle reazioni con le parole, può essere bello se si provocano reazioni costruttive, che portano all'armonia; ma, se si decide di spingere a reazioni negative, nel privato e nella comunicazione pubblica, è una responsabilità, perché si va ad agire sulle decisioni e sulla salute psichica e fisica di chi riceve queste parole. Quindi bisogna fare attenzione a usare le parole per creare un'ondata emotiva...»

Pensa a qualche situazione in particolare?

«L'esperienza con le persone malate di tumore è preziosissima in questo senso, perché insegna che le parole possono essere cura e condanna. E lo stesso vale per chi soffre di depressione o di ansia, per esempio. Abbiamo vissuto, e ancora viviamo, in un periodo in cui molte parole usate non solo erano e sono superflue, ma creano danno».

Per la paura suscitata?

«La paura, per certi versi, è un'emozione che ci serve, come allarme, o come stimolo ad adottare comportamenti che riducano i rischi. Quindi, se non è cronica, o paralizzante, la paura ci aiuta. Ma, se si insiste a indurla o si esagera con i toni, non avendo cura delle parole che si usano per generarla, allora la paura può portare a comportamenti non positivi, contrari all'adattamento».

Per esempio?

«La paura esacerbata può diventare così forte da spingere a negare che ci sia il problema...»

Altri danni creati in tempo di pandemia?

«Da persone che, senza avere gli elementi, la consapevolezza o le conoscenze, si sono lasciate prendere dall'ondata comunicativa. Non devi commentare solo perché sei medico... Se non sei preparato su tutti i dettagli, il tuo è solamente un punto di vista, che però, dato che proviene da un medico, assume un'importanza incredibile e, magari, genera una paura non utile, perché senza basi. E allora sarebbe meglio tacere».

Cosa che peraltro consiglia nel libro: c'è anche una parte sul silenzio.

«Eh, il silenzio... Bisogna impararlo, come facevano i discepoli della Scuola pitagorica. In certi casi, per esempio i lutti, è meglio esserci e tacere piuttosto che parlare per dire una cosa che non va bene per la persona che soffre: il silenzio è una buona integrazione dell'uso consapevole della parola, in tutti i campi. Va recuperato».

Nel libro ci sono le parole del dolore, quelle del corpo, quelle dei riti, quelle dell'amore: quali sono le più importanti?

«Le parole dell'amore, anche nella via della cura, sono le più rilevanti: una potenza trasversale, che riguarda tutti gli ambiti, l'energia che ci fa agire, decidere, vivere, scegliere la professione da seguire o il vestito da indossare, che ci dà tutto. Facciamo tutto per amore, inteso in senso vero, non solo quello di coppia».

Da medico e da scienziato, come si apre alle cure cosiddette «non convenzionali»?

«Vado a vedere la letteratura scientifica internazionale in proposito: su quali giornali si parla di quella cura, quante sono le pubblicazioni in proposito... Anche io sono conservatrice sui principi: si può integrare senza tradire l'essenza della medicina».

Come si fa?

«Per esempio non ho mai sostituito un farmaco o una radioterapia con una terapia non convenzionale, anzi: molti, che si sono allontanati dalla medicina tradizionale, vengono da me e li riconduco verso di essa. Quando mi si dice che ho sposato la medicina alternativa mi arrabbio».

Ci spieghi perché.

«Perché non ho mai rifiutato la medicina convenzionale, la uso tutti i giorni; ma ritengo che, per il bene delle persone, e quando è il caso, si possa aprire, cercare quel livello di salute che è il ben-essere. Per dire, sono stata fra le prime a farmi vaccinare, e ben contenta».

Insomma una posizione scomoda?

«Non comodissima, ecco, ma mi stimola di più. È importante ricondurre le persone alla cura, e oggi la gente fa ricerche, si informa, vuole medici all'altezza dei tempi. Ho incontrato persone e pazienti per i quali le parole sono state micidiali, e non pronunciate sempre da medici tradizionali.

Le parole sono la via della cura, non solo delle malattie ma della vita, della nostra vita».

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