Cultura e Spettacoli

Viaggio nel realismo surreale di Georgia O'Keeffe

Una gigantesca retrospettiva per scoprire la creatività di una delle più grandi e meno comprese pittrici del '900

Riehen (Basilea). L'arte di Georgia O' Keeffe ha un fascino perturbante. I close up su fiori e foglie, gli alberi, i paesaggi lacustri, gli scheletri nel deserto seducono in fretta il nostro occhio grazie a forme sinuose e colori indecifrabili. Paiono opere perfette per Instagram, di una bellezza quasi sfacciata. E invece il bello sta nell'ambiguità della pittura di quella che è universalmente riconosciuta come un'icona dell'arte moderna americana.

Su questo scommette, nel venticinquesimo anniversario della sua nascita, la Fondation Beyeler: il museo progettato da Renzo Piano nel verde Berower Park appena fuori da Basilea, in quella regione della Svizzera che è incastonata tra Francia e Germania, ospita fino al 22 maggio un'ampia retrospettiva su Georgia O' Keeffe (85 opere, quasi tutte da musei americani) curata da Theodora Vischer, in collaborazione con il Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Pompidou di Parigi e il Georgia O'Keeffe Museum di Santa Fe. Una monstra-monstre per qualità e quantità di opere, necessaria per indagare l'articolata alchimia creativa della pittrice.

«Georgia O'Keeffe potrebbe concorrere al titolo di artista donna più famosa e meno compresa», scrive Hunter Drohojowska-Philp in quella che è la biografia sull'artista più completa in circolazione (pubblicata in Italia da Johan&Levi con il titolo La pioniera dell'arte). Bisogna grattare sotto la sua superficie per cogliere l'essenza delle sue tele: «C'è già tutto nella prima sala», spiega Vischer, riferendosi ai primi lavori astratti che, con alcuni acquarelli di piccole dimensioni, realizzati tra il '15 e il '17, accolgono il visitatore alla Beyeler: sono preludio incantevole alle forme e ai colori delle sale a seguire, dove il tumulto creativo si traduce in uno stile unico, radicato nel realismo eppure astratto, così concreto e così spirituale.

In 98 anni di vita nasce nel 1887 e muore nel 1986 - Georgia O'Keeffe è passata dall'essere figlia di una numerosa, quanto disagiata, famiglia di fattori del Wisconsin alla guru dell'arte ritratta come una sciamana nel suo ranch in New Mexico su Life e Vogue: in mezzo ci sono un'istruzione frammentaria, l'insegnamento per mantenersi agli studi, l'amore per il fotografo Paul Strand da cui apprende la tecnica dei primi piani. E poi il legame (professionale, matrimoniale) con Alfred Stieglitz, di 23 anni più grande, che a New York anima una galleria dove Picasso e Matisse sono presentati per la prima volta al pubblico americano e che le offre la sicurezza economica ed emotiva per sbocciare e diventare l'artista donna più nota, e pagata, negli States. Non è la fine della storia.

Arrivano il tradimento di lui, la ricerca della solitudine appagata solo dagli spazi infiniti del New Mexico, la vita nella casa di Abiquiu (monacale, ma con gli elettrodomestici più all'avanguardia dell'epoca) e poi gli ultimi decenni, passati in un ranch, dove studia la cultura Navaho e da cui parte in vorticosi viaggi intorno al mondo, ovunque sannata.

C'è tutto e il suo contrario nella vita e nelle opere di Georgia O'Keeffe, e la Fondation Beyeler mostra al pubblico con quali lenti speciali guardasse il mondo, percependo immagini che poi traduceva su tela in perenne equilibrio tra realismo e astrazione, spesso mescolando i piani.

Le sale con i lavori più celebri sono quelle dedicate al mondo vegetale (i fiori, le foglie, gli alberi: in mostra anche il sublime Oriental Poppies, del 27): gli psicoanalisti ci hanno visto molto erotismo, la curatrice dissente. «Lettura riduttiva: l'arte di O'Keeffe ha una componente vitale, non solo erotica. Sbagliato anche pensare ai fiori come mera metafora del sesso femminile: O'Keeffe vedeva sé stessa come un'artista al di là di ogni genere. Sul rapporto con Stieglitz, di cui molto si è scritto, va chiarito che senza dubbito il gallerista ne favorì la carriera, ma senza cambiarne di una virgola la pittura».

E che pittura: dirompente nel ritrarre i grattacieli e le fabbriche di New York così come l'amtosfera sospesa di Lake George e del New Mexico. Opere come From the lake No.1 o The Chestnut Tree-Grey, entrambe del 24, ipnotizzano: da dove prende quei colori? La sua pittura di aranci e gialli, rosa e smeraldi irreali è iper-contemporanea ed è parte del suo essere, ancora oggi, così amata e riconoscibile.

Persino quando la tavolozza si scurisce, quando teschi e croci compaiono nei desertici paesaggi, la capacità di sorprendere resta intatta grazie alla scelta della prospettiva a volo d'uccello. Dagli anni Cinquanta, la realtà è colta in modo ancor più essenziale: il patio di casa è la misura dell'abbandono e al contempo la porta verso il futuro. La mostra si chiude su una sala con opere tarde, firmate da O'Keeffe quando era una superstar dell'arte: sul soffitto, in modo simile a com'era nella sua casa in New Mexico, è appesa un'opera di Alexander Calder, amico con cui condivideva la passione per gli ampi spazi.

La lezione più importante che Georgia O'Keeffe ha da offrire oggi è quella di corteggiare la complessità e di cercare instancabilmente prospettive nuove con cui guardare il mondo.

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