Effetto collaterale dei film sui supereroi è che i cascami della più sparagnina fantascienza tv di una volta paiono, in confronto, opere interessanti. Ne fruisce Star Trek, che diventa il film omonimo, piuttosto costoso, invece, di J.J. Abrams.
I personaggi dellangusta, interminabile serie di quarantanni fa sono aggiornati quel tanto che basta. Scompaiono le staticità da programma radiofonico finito per sbaglio in video e appaiono effetti speciali, sempre i soliti, perché lo spettatore giovanissimo trovi qualcosa di familiare del vecchio Star Trek, che era una sitcom in pigiama astronautico per tutti e orecchie da dobermann per alcuni, si conserva parte delle verbosità.
Accademie militari e astronavi da guerra sono teatro di duelli ironici e pungenti, quando va bene, prima di quelli «aviatorii», che andrebbero però ascoltati nella versione originale, per cogliere le sfumature delle pronunce, allusive non di Paesi, ma di pianeti diversi. Spock giovane è ora interpretato da Zachary Quinto, Spock vecchio ancora da Leonard Nimoy e tocca a lui perpetuare quel minimo di autoironia che era il più interessante marchio di fabbrica del prodotto tv.
La trama ruota attorno a un ufficialetto ambizioso (Chris Pine), deciso a vedersi riconosciuto senza perdite di tempo il suo talento di militare. Naturalmente agisce violando ogni rispetto e ogni procedura, convinto comè della sua superiorità. Spock prima lo osteggia, poi lo asseconda.
Il resto del film è una miscela di Guerre Stellari e meno noti, ma più cruenti, prodotti del genere. Infatti in Star Trek interi pianeti scompaiono con miliardi di abitanti che muoiono, e astronavi vanno in pezzi con relativa fine di vasti equipaggi, ma non è lorrore che si vuole suscitare.
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