Saggezza popolare dice: gli uomini amano come pensano; le donne pensano come amano. Ma gli uomini di Baciami ancora di Gabriele Muccino amano come amano, le donne pensano come pensano. Fosse il contrario, non cambierebbe nulla.
Sono passati nove anni dallUltimo bacio, dove abbiamo visto nascere queste unioni ora logore. Perché giovanotti immaturi, ma prestanti, di Roma centro, con auto fresche dautosalone, restano con ex ragazze o ipocrite o antipatiche o inacidite? Lalter ego di Muccino, Stefano Accorsi, poteva per esempio leggere libri Adelphi col personaggio di Martina Stella, vuol tornare dal personaggio di Giovanna Mezzogiorno (ora di Vittoria Puccini). Lo fa perché insieme hanno una bambina o perché una bella moglie, infedele ma innamorata, è come una cabriolet di lusso (tale lauto di Accorsi)?
Gli altri «eroi» sono più banali. Anziché di fidanzate, come una volta, questi giovani invecchiati parlano di mogli, amanti (delle mogli), figli. Nella realtà italiana, erano discorsi da donne; nei film francesi - Baciami ancora è una coproduzione italofrancese - invece sono normali. Ma qui tutto si svolge sul Tevere, nonostante la partecipazione di Accorsi e Valeria Bruni Tedeschi (new entry), italiani export. E può accadere a Roma quel accadeva nella Parigi dei film scritti da Jean-Loup Dabadie trentanni fa? O Accorsi emula addirittura il Jean-Pierre Léaud di quarantanni fa, cioè lAntoine Doinel di Truffaut?
Allinizio di Baciami ancora si accenna anche ad altri disagi. Quello di un amico disadattato, finito da spacciatore e per due anni galeotto (Giorgio Pasotti); e quello di un altro amico, non disonesto ma disturbato (Claudio Santamaria). Talora si parla anche di soldi, che però non sono mai il vero problema. E questo isola Baciami ancora dalla realtà.
Muccino racconta bene, ma riracconta se stesso, mentre potrebbe raccontare gli altri. Peccato: sa farlo benissimo.
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