Prima visione

Poliziotto democratico e indisciplinato (Luca Lionello), militare aristocratico e ribelle (Gianmarco Tognazzi): nette le polarità delle Ultime 56 ore che Claudio Fragasso - regista di psicologie schematiche e movimenti frenetici - confronta e infine coalizza. E questo è il dettaglio più interessante della sceneggiatura di Rossella Drudi, con l’auspicio implicito di fronte trasversale degli onesti per salvare un Paese corrotto.
Ma nelle Ultime 56 ore si sente subito che la coalizione degli onesti non procede alla stessa velocità: il poliziotto democratico - che negozia, non spara - è figura logora, tanti se ne sono visti nei film americani; e poi ha una famiglia degna davvero di un masochista: moglie divorziata e leucemica allo stadio finale (interpretata però da una floridissima Simona Borioni), figlia unica e indisponente (Nicole Murgia). Invano Luca Lionello cerca di rendere credibile il suo personaggio, quando «soffre» perché le due finiscono ostaggio del militare, paracadutista, messosi alla testa di una mini-insurrezione alla maniera di Yukio Mishima...
Paracadutista era usato come insulto dal magistrato democratico Ugo Tognazzi in In nome del popolo italiano di Dino Risi. Ora in quel ruolo è il figlio Gianmarco a offrirci un personaggio credibile di guerriero, non di soldato, diverso dagli ufficiali variamente disturbati e disturbanti proposti dai film di Bellocchio, Monicelli, Rosi e Marco Risi. Dopo mezzo secolo dalle opere di Francesco De Robertis, torna dunque sugli schermi italiani l’eroe della patria.


Le ultime 56 ore si trascina il fardello dei luoghi comuni e delle incongruenze, talora anche della recitazione approssimata, da soap-opera (madre e figlia di cui si è detto), con una Barbora Bobulova - spesso brava - che qui tira via il personaggio della dottoressa. Eppure, sparse qui e là per l’ora e quaranta del film ci sono una decina di minuti che vanno visti, merito soprattutto di Gianmarco Tognazzi e dei suoi morituri.

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