Prima visione

Terza prolissa puntata della Twilight Saga («La saga del crepuscolo»), Eclipse di David Slade corrisponde al terzo volume dei romanzi di Stephenie Meyer (Fazi). Ormai Bella Swan (Kristen Stewart) s’è conciliata col suo disinteresse per i ragazzi qualsiasi: adesso la studentessa dello Stato di Washington (Usa, costa settentrionale dell’Oceano Pacifico) semplicemente si bea della sua indecisione fra il diafano morto vivente (Robert Pattinson) e lo scolpito lupo mannaro (Taylor Lautner), esponenti di bande rivali di assassini semi-umani.
Nell’alternativa, quindi, fra necrofilia e bestialità, questa ragazza dallo sguardo spento - è proprio la banalità della Stewart a renderla esemplare - sa di potersi titillare ora con l’una, ora con l’altra prospettiva, fino a giacere (per scaldarsi, naturalmente) in Eclipse col bruno licantropo sotto l’occhio giallo - un po’ avvilito, un po’ eccitato - del pallido vampiro, connivente, se non complice.
È questa ennesima metafora sul «triangolo» l’origine del successo d’una serie di film americana, priva di altre doti originali che la trasgressione. Rispettoso delle soglie del petting, il prurito di Bella scansa la censura.
E le adolescenti (lo sono le donne di ogni età) potranno incantarsi, senza ammettere di preferire due innamorati a uno solo e provando un appagamento più connesso all’infedeltà, fosse anche platonica, che alla fedeltà, fosse anche sensuale.
Agli adolescenti che accompagnano le spettatrici, questa terza puntata della saga toglierà ogni dubbio sul futuro che li attende: subire, senza nemmeno essere vampiri o licantropi, la promiscuità delle donne amate.


Lo spettatore d’età, non più coinvolto in questi intrighi, avrà conferma che Bella Swan, come ogni altra ragazza, trova emozionanti, quindi seducenti, i mascalzoni. Infatti sia il vampiro, sia il licantropo smettono di corteggiarla solo per nutrirsi, ovvero per sgozzare qualcuno col beneplacito di Bella. E, a giudicare dagli incassi dei Twilight, non solo col suo.

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