Vita (a)normale in un festival di norme

Vita (a)normale in un festival di norme

Abbiamo tutti desiderato fortemente e abbiamo fatto qualsiasi cosa fosse nostro dovere di cittadini fare, per tornare al più presto e in massima sicurezza alla vita normale. Ci siano vaccinati (quasi tutti), scaricato il green pass, indossato sempre le mascherine, mantenuto le distanze di sicurezza, rispettato le norme anti-Covid... E così siamo potuti tornare ai festival in presenza e rientrare in sala a vedere il cinema come da tempo volevamo rivederlo. Ma a volte, presi dallo sconforto di una quotidianità fatta di controlli e divieti, ci chiediamo - è uno sfogo personale, ma crediamo condiviso da molti - se ne vale la pena. La libertà è il bene più prezioso, e l'abbiamo riacquistata. Ma la libertà vigilata non è un bene. E soprattutto non è vita.

La vita ai festival, ma ormai in qualsiasi grande evento, è sempre più difficile. E non vogliamo criticare l'organizzazione della Mostra del cinema di Venezia (lo scorso anno un modello per tutto il mondo e un meccanismo impeccabile ancora in questo). Ma le giornate si sono trasformate in una giungla vietnamita. A ogni passo una trappola. Accrediti, green pass o tampone obbligatori, prenotazioni dei film soltanto online e soltanto 72 ore prima della proiezione... Password, codici, credenziali, posti dimezzati e quindi meno chance di riuscire a prenotarli, ritorsioni se non si annulla entro due ore dall'inizio del film una visione che non interessa più... E poi mascherina obbligatoria in tutti gli edifici della Cittadella del cinema (ma perché se siamo tutti vaccinati e a distanza?), transenne ovunque che allungano oltre ogni limite i percorsi, e poi estenuanti controlli antiterroristici ai varchi d'ingresso, code a catena che obbligano ad anticipare qualsiasi appuntamento in programma, e ieri ci si è messa persino la produzione di Dune che ha preteso dalla Mostra di controllare che ogni spettatore lasciasse il cellulare in una busta sigillata prima dell'entrata in sala. E così si è dovuto anticipare ulteriormente l'orario. Senza contare embarghi, posti contingentati, incontri con i cast molto più complicati...

Non vogliamo esagerare: non è una questione di sopravvivenza (si sopporta tutto).

Né di comodità (anche se un po' di flessibilità male non farebbe). Solo la paura è un'altra. Che tutto ciò diventi un'abitudine, o lo si scambi per una risorsa (come la criminale Dad...). Vorremmo insomma che l'eccesso di norme, quando tutto sarà sotto controllo, non resti la norma.

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