«Dalla viveva di favole: s'inventava anche un papà»

«Dalla viveva di favole: s'inventava anche un papà»

Lei lo vuole ricordare alle elementari: lei, Piera Degli Esposti, andava alla scuola femminile, lui, Lucio Dalla, a quella maschile, all'istituto Giovanni Pascoli, che stavano nella stessa strada di Bologna, all'angolo con via Rialto. Mentre tornavano a casa, tutte e tre sempre insieme (il fratello di Piera era compagno di banco di Lucio), «lui mi fermava e diceva: “lo vedi quello là ? È mio padre“. Io rispondevo: “Ma se è tuo padre perché non viene qui da te?“. E lui ribatteva: “Perché lui cammina così, veloce“. Così è stato per tutto il resto della vita: s'inventava frottole, giocava sempre, soprattutto con i suoi sentimenti, con le sue sofferenze». Con il dolore per non aver avuto un padre accanto: è una cosa che ti porti dentro tutta la vita, anche se non lo mostri agli amici più cari. Ma che gli amici rispettano, fino all'ultimo giorno. Come racconterà questa sera Piera Degli Esposti in una delle testimonianze raccolte per la trasmissione che Raiuno dedica, appunto, a Dalla e intitolata, manco a dirlo, Caro amico ti scrivo. La prima di una serie di quattro puntate speciali sui grandi della musica italiana: dopo Dalla, Modugno, Battisti e, forse, non è ancora stato deciso, Mia Martini. In conduzione un grande «dispensatore» di emozioni: Massimo Giletti che vuole creare una serata-spettacolo per «rivivere questi nostri poeti attraverso brani famosi, testimonianze, aneddoti e filmati». Il tutto «con budget basso, produzione interna e l'uso degli studi di Napoli», sottolinea il vice direttore di Raiuno Gianvito Lomaglio. Insomma, in dissolvenza le polemiche e le tristi liti sull'eredità economica e in primo piano l'eredità gioiosa ed artistica. Con l'aiuto delle parole degli amici del cantautore: da Gino Paoli, a Venditti, a Patty Pravo, a Vecchioni, a Sabrini Ferilli, ad Alessio Boni. Che rievocano il «provocatore dal cuore tenero», l'«omino buffo che scriveva poesie stralunate».
Ricorda Piera Degli Esposti, che, da vicino o lontano, gli è sempre rimasta accanto: «Non avendo avuto un padre, Lucio aveva assegnato il ruolo al maestro Baldini, un insegnante illuminato che sapeva unire il gioco allo studio. Lo aveva preso in simpatia - lui indisciplinato, furbo e bugiardo - e gli aveva predetto un futuro da artista». Lo ha scritto lo stesso Lucio in una lettera intitolata Io e Piera: «Non sarei mai diventato così se non avessi avuto con me quello strano mago che era il maestro Baldini». E continuò per tutta la vita a inventarsi una famiglia, a parte l'amatissima madre: si circondò di amici, dal manager all'autista alla «badante» della casa a Piera, la sorella acquisita, che magicamente diventavano «parenti», a cui affibbiava nomignoli e sorrisi, ma a cui non confidava i lati più intimi. «Io delle sue relazioni sentimentali non sapevo nulla - ricorda ancora la Degli Esposti -. Anzi, come faceva quando eravamo piccoli, continuava a dirmi frottole, innocue. E io rimanevo come un'allocca, non capivo mai cosa fosse vero e cosa no. Parlava molto, ma restava una cortina impenetrabile. Mi diceva: “Ti ricordi quella mia fidanzata?“... ma io non me la ricordavo, non me l'aveva mai presentata e probabilmente non c'era mai stata...». E, giocava, così, anche con la morte: instancabile, continuava a lavorare, fare concerti, andando a Sanremo anche controvoglia, dormendo quattro ore a notte. «Mi diceva: “quando morirò diventerò un tubetto di dentifricio”. E ora quando guardo il tubetto penso a lui». Per questo non ha lasciato indicazioni, testamenti, volontà. «Un bambino non pensa mai di morire.

Magari lui s'immaginava che sarebbe successo tra 30, 40 anni. Si circondava di medici, faceva esami in continuazione, si controllava. Per essere in forma. E poi questa cosa è arrivata all'improvviso, inaspettata. Mi resta la magia del tubetto di dentifricio».

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