Pillole reali

Il triste declino della monarchia inglese

Il royal tour ai Caraibi di William e Kate è stato un percorso a ostacoli, tra le accuse di colonialismo e la volontà di Belize, Giamaica e Bahamas di diventare repubbliche

Il triste declino della monarchia inglese

Doveva essere il royal tour del trionfo. Non a caso tutte le speranze per impedire che Belize, Giamaica e Bahamas seguissero l’esempio “repubblicano” di Barbados erano state affidate al volto giovane e moderno della Corona, William e Kate. Una “mission (quasi) impossible” per riconquistare consensi e rafforzare legami, portata a termine a metà. Neanche il carisma dei duchi ha potuto nulla di fronte al desiderio popolare di abbandonare la regina Elisabetta tra le pagine di un passato che non c’è più.

In Belize tra contenziosi e accuse di colonialismo

Il royal tour di William e Kate è iniziato il 19 marzo 2022, quando i duchi sono arrivati in Belize. La coppia doveva visitare una piantagione di cacao nel villaggio di Indian Creek. Una tappa saltata prima ancora dell’arrivo ai Caraibi, per non meglio specificati “temi sensibili che coinvolgono la comunità di Indian Creek”, come ha dichiarato Kensington Palace. In realtà con il loro arrivo William e Kate avrebbero toccato un nervo scoperto per la comunità. Ci sarebbe un contenzioso tra la popolazione locale e la charity “Flora e Fauna”, di cui il principe è patrono: “Flora e Fauna International ha una proprietà vicino alla terra comunale del villaggio, che sarebbe causa di tensioni sui diritti di proprietà”, ha rivelato Reuters. Per questo motivo gli abitanti di Indian Creek hanno impedito, con le loro proteste e i cartelloni con su scritto “Via dalla nostra terra”, l’atterraggio dell’aereo di William e Kate sul loro campo da calcio. La popolazione di etnia Q’eqchi Maya ha bollato la presenza dei duchi con un termine che ha accompagnato tutto il loro viaggio: “colonialismo”.

Non solo critiche

Nonostante questo inizio in salita i Cambridge non si sono persi d’animo e hanno proseguito il loro tour incontrando il Governatore generale del Paese, Froyla Tzalam, il primo ministro Johnny Briceño e la moglie Rosanna, passeggiando nella giungla e visitando un sito Maya. A Hopkins, nel Garifuna Cultural Center (lingua, la musica e la danza dei Garifuna fanno parte del Patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco dal 2001) i duchi hanno ballato con le persone del posto. Una signora ha persino detto alla Bbc: “Il principe ha il ritmo nel sangue”. Il secondo giorno del tour la coppia lo ha dedicato alla visita a una fattoria maya specializzata nella produzione di cioccolata. Mentre polverizzava cacao su un mortaio il principe William ha scherzato: “Posso venire a lavorare qui? È il mio lavoro ideale”. Kate, assaggiando cioccolata, ha aggiunto: “Credo che [George, Charlotte e Louis] sarebbero molto invidiosi”. A South Water Caye, invece, nell’inedita veste di subacquei con tanto di bombola, maschera e pinne, si sono immersi al di sopra della seconda barriera corallina più grande del mondo, girando un video affascinante che li vede faccia a faccia con gli squali nutrice, una specie non pericolosa per l’uomo.

Le parole di William

Durante il ricevimento organizzato al sito archeologico Maya di Cahal Pec, momento finale del viaggio in Belize, il principe William ha detto: “Catherine e io siamo felicissimi di essere qui con voi in Belize, stasera. Non avreste potuto scegliere un set più suggestivo di questo. Stamattina abbiamo avuto l’eccezionale possibilità di visitare le straordinarie rovine di Caracol, nella giungla…e di stupirci di fronte all’ingegno Maya. Inoltre salire i gradini è stato un efficace esercizio fisico”. William è tornato a parlare della guerra in Ucraina, lodando il Belize che “si è unito a tanti altri Paesi nella ferma condanna dell’invasione…”. Infine il principe ha ricordato che la regina Elisabetta visitò il Belize nel 1994: “Sono onorato di riportarvi gli auguri di mia nonna, la regine del Belize, in occasione del suo Giubileo di Platino. Ha sempre ricordato con tanto affetto quella visita nel vostro Paese…”. Il tentativo, andato a vuoto, di rafforzare i legami della nazione caraibica con la Corona.

Spiacevoli sorprese in Giamaica

In Giamaica per la seconda tappa del royal tour I Cambridge hanno trovato un clima decisamente più incandescente rispetto al Belize. La coppia è arrivata la sera del 22 marzo 2022 e, per l’occasione, Kate Middleton ha sfoggiato un abito giallo per omaggiare i colori del Paese. La Giamaica, però, si è rivelata davvero un proverbiale osso duro. A Kingston l’attivista e scrittrice Opal Palmer Adisa ha organizzato una manifestazione con tanto di cartelli che recitano: “Re e regina, principi e principesse appartengono alle favole, non alla Giamaica” e ancora, “Chiedete scusa, ora”. Secondo i contestatori William e Kate avrebbero dovuto fare ammenda del passato coloniale della nazione, mostrando contrizione per la piaga dello schiavismo. Opal Palmer Adisa ha spiegato all’Independent: “Kate e William sono in una posizione in cui beneficiano di quanto successo ai nostri antenati, mentre noi non ne beneficiamo. Sono, quindi, dei complici. Lo stile di vita lussuoso che hanno avuto e continuano ad avere è il risultato del sangue, delle lacrime e del sudore dei nostri bisnonni”. I Cambridge sarebbero i simboli del passato coloniale, gli eredi di una cultura di sopraffazione, nell’opinione dei giamaicani. Per questo motivo Opal Palmer Adisa ha promosso anche l’iniziativa di una lettera aperta ai duchi di Cambridge, in cui si rinnova la richiesta di scuse pubbliche e di un risarcimento economico.

“Non vogliamo più la Regina”

Il colpo di grazia è stato inferto dal primo ministro giamaicano Andrew Holness il quale, durante l’incontro ufficiale con i Cambridge del 23 marzo scorso, ha detto: “Siamo molto, molto felici di avervi qui e speriamo abbiate ricevuto una calorosa accoglienza. La Giamaica è una nazione libera…La Giamaica…è un Paese orgoglioso della sua storia…Vogliamo voltare pagina, intendiamo…diventare un Paese…indipendente”. Con grande cortesia Holness ha espresso una ferma dichiarazione politica di fronte alla quale la linea di condotta di Kensington Palace, che privilegia il silenzio, non poteva più essere mantenuta. La sera del 23 marzo, durante il ricevimento in onore dei duchi, il futuro re ha scelto un equilibrio diplomatico, concentrando l’attenzione sul passato, non sui desideri attuali del popolo giamaicano, William ha riconosciuto il “profondo dolore” per “la spaventosa atrocità della schiavitù” e ha aggiunto: “La schiavitù è stata ripugnante, ciò non sarebbe mai dovuto accadere. Concordo fermamente con mio padre, il principe di Galles, che lo scorso anno, a Barbados, disse che la terribile atrocità della schiavitù macchia per sempre la nostra storia”. L’economista Rosalea Hamilton, uno dei firmatari della lettera aperta, ha commentato al Guardian: “Non sono certa che si possa tradurre in scuse formali, ovvero ciò che tutti stavano aspettando”.

La débâcle delle Bahamas

Alle Bahamas, se possibile, le cose sono andate anche peggio. Ad attenderli al loro arrivo a Nassau, il 24 marzo 2022, William e Kate hanno trovato una lettera infuocata del Bahamas National Reparations Committee (Bnrc), organizzazione che conserva la memoria della tragedia della schiavitù e lotta per i diritti dei discendenti degli schiavi: “Loro, la loro famiglia di reali e il loro governo devono ammettere che la loro...economia è stata costruita sulle spalle dei nostri avi...Siamo stanchi di pagare letteralmente con le nostre vite per il mantenimento di una situazione in cui noi siamo sfruttati così che altri possano essere elevati...È ora di avere giustizia e dei risarcimenti…Perché dobbiamo pagare ancora” in nome di quella “grandezza” che i bahamiani sostengono sia stata fondata sulla “schiavitù...e il degrado del popolo...?”. Dopo questo messaggio al vetriolo il principe William, ha dovuto cedere su tutta la linea, dichiarando al ricevimento indetto da Sir Cornelius Alvin Smith, Governatore Generale delle Bahamas: “So che non vedete l’ora di celebrare i 50 anni di indipendenza, il prossimo anno. E con la Giamaica che quest’anno festeggia i 60 anni di indipendenza e il Belize che ha raggiunto i 40 anni lo scorso anno, voglio dire questo: supportiamo con orgoglio e rispetto le vostre decisioni sul futuro. Le relazioni si evolvono. L’amicizia rimane”.

L’affascinante diplomazia di Kate Middleton

A Kate è stato riservato il ruolo di “trait d’union” tra il passato e il presente della monarchia, un compito svolto che la duchessa ha svolto affidandosi agli outfit. Il tailleur giallo a stampa floreale con bottoni gioiello di Alessandra Rich, indossato per lasciare le Bahamas, sarebbe un omaggio a Lady Diana, che indossò un abito simile per il tour in Australia nel 1988. Alla Commissioning Parade di Kingston Kate ha optato per un abito in pizzo di Alexander McQueen che somiglia pericolosamente a quello indossato dalla regina Elisabetta in Australia, nel 1954. La duchessa portava anche un bracciale a tre fili di perle appartenuto alla compianta Lady D., già scelto nel 2017 in Germania e lo scorso luglio al G7. Per la partenza dalle Giamaica, invece Kate Middleton si è lasciata ispirare dal verde della bandiera del Paese, con un abito di Emilia Wickstead riciclato da Wimbledon 2021. Il pezzo forte, però, era la spilla a forma di Giamaican National Doctor Bird, un colibrì che vive in Giamaica. La nazione donò il gioiello a Sua Maestà nel 2002, per il Giubileo d’Oro. Per modernizzare la monarchia Kate ha anche infranto il protocollo, mettendo lo smalto rosso ai piedi (marca Essie, la preferita della Regina) e i sandali in Belize. Purtroppo il suo incontestabile fascino non ha ammorbidito le rigide posizioni dei popoli caraibici.

Uno storico passo indietro

“Le nuove generazioni si sentono sempre più lontane dalla monarchia, ma William e Kate hanno la giusta freschezza e il giusto fascino per riportare i giovani verso la Corona. Possono essere un trionfo”, ha detto un insider al Daily Mail, citato da Vanity Fair. Così non è stato, benché le premesse vi fossero tutte. In termini politici il viaggio è stato fallimentare. Il principe William ha dovuto fare un passo indietro e riconoscere le aspirazioni repubblicane di Belize, Giamaica e Bahamas. Tutte e tre le nazioni sono indipendenti (la prima dal 21 settembre 1981, la seconda dal 6 agosto 1962 e la terza dal 10 luglio 1973). Però fanno ancora parte del Commonwealth, quindi il Capo di Stato è la regina Elisabetta. Una sorta di cordone ombelicale che le nazioni caraibiche sarebbero decise a recidere il prima possibile. L’obiettivo di rafforzare i legami con la Corona non è stato raggiunto. Dal punto di vista diplomatico, invece, i Cambridge si sono dimostrati all’altezza del compito. Mai una reazione eccessiva, mai una frase controversa. La loro vittoria è questa. Come spiega Sarah Gristwood al People, “rappresentano spiritualmente il futuro della monarchia inglese”.

Anche senza le perle dei Caraibi.

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