Cultura e Spettacoli

Wojtyla, l'uomo di Chiesa che quarant'anni fa fece rinascere la scienza

Il 16 ottobre 1978 fu eletto Papa. Un destino per il quale scampò alla morte tre volte

Wojtyla, l'uomo di Chiesa che quarant'anni fa fece rinascere la scienza

Il 16 ottobre 1978 Karol Wojtyla viene eletto Papa. Alle cinque del pomeriggio del 13 maggio 1981 quel Papa, in Piazza San Pietro, sotto i colpi di pistola di un attentatore, cade accasciandosi in fin di vita. La notizia mi venne comunicata a Pisa nel corso di un seminario di Fisica subnucleare che stavo tenendo alla Scuola Normale Superiore. Ricordo ancora gli occhi smarriti della segretaria che aveva osato interrompere una lezione dando all'oratore un foglio con un messaggio urgente. Non potevo credere a quello che c'era scritto: in Piazza San Pietro hanno sparato al Papa che si è accasciato in fin di vita. Il 13 maggio 1917, sempre alle cinque del pomeriggio, era apparsa a tre pastorelli la Madonna in una distesa arida e buona solo per povere pecore e gente umile. Karol Wojtyla non era ancora nato. Eppure la Madonna di Fatima aveva detto ai tre pastorelli (che nulla sapevano di nazismo, comunismo, Guerra fredda e olocausto nucleare) che quell'uomo ancora non nato sarebbe caduto «vestito di bianco, come morto, sotto i colpi di arma da fuoco». Ecco il terzo segreto di Fatima, rivelato ottantatré anni dopo. La profezia non diceva «morto» ma «come morto». Il 7 ottobre dell'anno stesso in cui aveva subito l'attentato il Papa dice: «Sono diventato debitore della Santissima Vergine. Potrei dimenticare che l'evento di Piazza San Pietro ha avuto luogo nel giorno e nell'ora nei quali si ricorda a Fatima la prima apparizione della Madre di Cristo ai poveri contadinelli?».

Non dimentichiamo che per ben due altre volte era sfuggito alla morte.

La prima volta fu nel pomeriggio del 29 gennaio 1944. Mentre rientra a casa dopo un doppio turno di lavoro, viene investito da un camion militare tedesco che lo getta in un fossato. Non dà segni di vita: ha una larga ferita alla testa. Una donna corre in suo aiuto mettendosi in mezzo alla strada per fermare un altro camion nazista, che porta Wojtyla in ospedale, dove rimane in coma due giorni.

Miracolosamente scampato alla morte, il giovane Wojtyla cerca la donna che lo aveva soccorso senza mai riuscire a trovarla.

Pochi mesi dopo a Cracovia le truppe naziste arrestano ottomila giovani per deportarli nei lager. Il giovane operaio è in casa. Sente gridare disperatamente gli arrestati. I nazisti sparano mentre continuano a perquisire gli appartamenti dello stabile dove Wojtyla risiede. Il giovane Karol sente i nazisti fermarsi nell'appartamento di sotto, in quello accanto e in quello di sopra. Non bussano alla sua porta: salvo per miracolo, una seconda volta.

E non è tutto.

Finita la guerra entra in seminario. Vuole diventare monaco di clausura, nei Carmelitani. L'Arcivescovo di Cracovia si oppone; vuole che diventi sacerdote. Ma due anni dopo, Wojtyla ripete la domanda per entrare nei Carmelitani. E l'Arcivescovo di Cracovia profeticamente si oppone dicendo: «Karol Wojtyla sarà necessario alla Chiesa». Se fosse entrato nei Carmelitani non sarebbe mai diventato Papa. E invece no. Karol Wojtyla è parroco, professore universitario, responsabile dei giovani, vescovo, arcivescovo, cardinale. Negli anni tremendi della Guerra fredda diventa la bandiera splendida e granitica della «Chiesa del silenzio». Di quei credenti costretti a vivere la loro fede in modo clandestino.

Dinanzi a queste incredibili verità può la cultura atea sostenere che tutto ciò sia frutto del caso? La scienza, fonte di certezze, risponde: l'immanente non è retto dal caso ma da una logica rigorosa il cui l'Autore ha permesso a quest'uomo di scampare tre volte alla morte e di agire nel terzo millennio come speranza vera affinché non sia la violenza politica a dominare il nostro futuro ma l'amore, la carità e il perdono. Amore, carità e perdono, valori che sono in perfetta sintonia con quelli della scienza. Doveva toccare a un Sant'uomo venuto da lontano il compito straordinario di fare rinascere la scienza, proprio nell'èra dominata dalla tecnica agli ordini della violenza politica ed economica. E doveva toccare a Pëtr Kapitza, simbolo della scienza che ha il coraggio di opporsi alla violenza politica (Stalin), definire quel Sant'uomo «Luce del Mondo accesasi per cacciare le tragiche tenebre del nazismo e dello stalinismo».

Il 30 Marzo 1979, Giovanni Paolo II apre le porte della Chiesa alla scienza ricevendo in udienza speciale i fisici europei in Vaticano. Riflettendo sul caso Galilei mi disse la frase che io riferii al presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale lo chiamò al telefono dicendogli che l'amico ateo di Zichichi era in pieno accordo con il Papa.

Iniziò così l'amicizia tra Pertini e Giovanni Paolo II.

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