Economia

Spezzatino Abn Amro Piazza Affari punta a Unicredit-Capitalia

Attesa per le mosse di Rbs e Santander. Roma sale in Borsa La verifica dell’assemblea

Spezzatino Abn Amro Piazza Affari punta a Unicredit-Capitalia

da Milano

Uno spezzatino di Abn Amro, con Unicredit pronta a sedersi tra i commensali per aggiudicarsi Capitalia: al momento l’unica strada concreta per Amsterdam è la fusione prospettata da Barclays, ma Piazza Affari inizia a ragionare sulle ricadute italiane di un’eventuale contromossa da parte di Royal Bank of Scotland e Banco Santander. Indiscrezioni sufficienti a scatenare gli acquisti sull’istituto presieduto da Cesare Geronzi che, dopo un’intera giornata sotto i riflettori, ha messo a segno un rialzo del 2,58% a 7,08 euro, tra scambi per l’1,5% del capitale (38 milioni i pezzi passati di mano). La scommessa è che il futuro di Capitalia, di cui Amsterdam è il primo azionista con l’8,6%, sia destinato a cambiare se il piano di Rbs e Santander si concretizzasse. A differenza delle trattative avviate da Barclays per una fusione da 60 miliardi, gli altri due pretendenti non garantiscono infatti l’integrità dell’istituto presieduto da Rijkman Groenink. Prevedendo al contrario una spartizione a tavolino che potrebbe vedere Rbs rilevare le attività all’ingrosso e l’americana La Salle, lasciando a Madrid il retail sudamericano ed europeo. Da qui la scommessa che Emilio Botin, malgrado abbia in pancia un pacchetto diretto di Capitalia, possa cedere l’8,6% di Via Minghetti oggi detenuto da Abn per concentrare le energie su Antonveneta, l’ex popolare padovana che Groenink ha trasformato a caro prezzo nel proprio avamposto diretto. A quel punto, a meno di opposizioni interne al patto di sindacato di Capitalia (che prevede un diritto di prelazione per i firmatari), potrebbe realizzarsi l’asse con Unicredit. Uno scenario di scuola visto che lo stesso Geronzi aveva di fatto rimandato ogni cambiamento strategico a dopo il rinnovo del vertice di Generali (in agenda a fine mese), ma che, se Piazza Cordusio rompesse gli indugi, potrebbe diventare realtà: alla prossima assemblea dei soci sarà chiesta la delega per un aumento di capitale e di recente l’ad Alessandro Profumo ha detto di essere pagato «per prendere in considerazione tutto ciò che può creare valore per i soci».
L’integrazione con Capitalia avrebbe senso industriale anche secondo uno studio di Rasbank, diffuso dall’agenzia Mf-Dow Jones, poiché permetterebbe a Unicredit di ridurre il divario sulla penisola prodotto dalla nascita di Intesa-Sanpaolo. A patto però che Unicredit non preferisca rendere definitivo il salto internazionale compiuto con Hvb, magari grazie a una liaison con Societé Generale. Il 19 aprile è invece attesa l’assise di Capitalia, che nel 2006 ha ridotto a 1,6 miliardi l’esposizione verso i soci del patto, ma già domani il cda dovrebbe rivisitare la governance tra Geronzi e l’ad Matteo Arpe.

Ricadute italiane a parte, malgrado la disponibilità ad accettare lo spezzatino da parte Banca centrale olandese, il tempo a disposizione di Rbs e Santander non è molto: il 18 aprile scade, infatti, il termine per le trattive tra Barclays e Abn.

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