Spie di nuovo con licenza di uccidere

I delitti misteriosi si moltiplicano: l’ultima vittima è il capo dei servizi di Mosca in Medio Oriente trovato morto in Siria. E nell’agosto scorso era toccato all’agente britannico avvelenato dal Polonio

Spie di nuovo con licenza di uccidere

La data fatale è quella del16 agosto. Un’unica data per due cadaveri. Un unico inizio per due misteri capaci di tenere in scacco il mondo dello spionaggio da Londra a Mosca. Quel giorno il 31enne Gareth Williams è ucciso, spogliato, infilato in una sacca sportiva e abbandonato nel bagno dell’abitazione di Alderney Street, nell’elegante quartiere londinese di Pimlico. Quello stesso 16 agosto un gruppo di pescatori turchi trova un corpo semi decomposto sulla spiaggia turca di Hatay. Sono entrambi cadaveri eccellenti. E misteriosi. Il secondo è senza dubbio il più importante. Quel cadavere mutilato, divorato dai pesci e ormai irriconoscibile appartiene al 52enne generale russo Boris Ivanov conosciuto dagli esperti di tutto il mondo come il numero due del Gru, il potente servizio segreto succeduto al Kgb russo. Ma anche il cadavere ignudo e apparentemente immacolato del 31enne Gareth Williams nasconde un bell’enigma.
Gareth non è un ragazzotto qualunque, ma un prezioso genio della matematica strappato agli studi universitari e mandato a decifrare codici nella tana dell’MI6, il controspionaggio britannico specializzato in operazioni internazionali. Apparentemente nessuno ha interesse a uccidere quel ragazzo mingherlino e discreto, solitario e sgobbone. Eppure l’assassino agisce con capacità e freddezza degna del miglior killer professionista. Sul suo corpo non si trovano né escoriazioni, né segni di violenza. Nel suo stomaco e nel suo intestino non c’è una goccia di veleno. E allora com’è stato ammazzato? Forse con una sostanza misteriosa e invisibile. Forse con quello stesso polonio usato quattro anni fa per spedire al creatore l’ex spia e dissidente russo Aleksander Litvinenko. Le autorità britanniche per ora negano, ma intanto hanno ordinato le stesse analisi usate per individuare la sostanza nel corpo di Livitnenko. La caccia al polonio fa sorgere altri sospetti, fa ipotizzare un’altra labile connessione tra i due casi. Il polonio è una specialità usata finora soltanto dai sicari di Mosca. Se ne fosse trovata traccia nei tessuti del defunto 007 inglese bisognerebbe chiedersi perché sia stato usato poche ore dopo il ritrovamento del cadavere sfigurato del generale Ivanov. Un ritrovamento tenuto nascosto fino al 28 agosto quando uno scarno necrologio di Krasnaya Zvezda (Stella Rossa), l’organo ufficiale delle forze armate russe, annuncia la morte del generale «scomparso - scrive la rivista - durante un tragico incidente di nuoto». Peccato che quell’incidente arrivi subito dopo la visita alle installazioni di Tartus, il porto siriano trasformato da Mosca nella sua principale e per ora unica base navale nel Mediterraneo. Peccato che il generale Boris Ivanov fosse un uomo troppo importante per andar a nuotare tutto solo al largo della costa siriana. Dunque chi lo ha eliminato? I primi sospetti tirano in ballo gli insorti ceceni e i loro alleati di Al Qaida. Ivanov era il cervello della grande caccia ai capi della rivolta caucasica. Una caccia spietata che ha consentito l’eliminazione, dei principali comandanti dell’insurrezione.
Tra le prede eccellenti di Ivanov molti annoverano Zelimkhan Yandarbiyev, il mandante dell’attacco al teatro della Dubrovka ucciso nel 2004 da un commando russo nel Qatar. Ma ceceni e Al Qaida non sono in grado di operare all’interno dei confini siriani. E neppure di farsi beffe delle guardie del corpo del numero due del Gru. Anche perché il generale è stato prima rapito e poi ucciso e gettato in mare da un’imbarcazione salpata verso il mare aperto. Chi può aver messo a segno un’operazione così sofisticata e rischiosa ? E perché? Di certo la presenza russa sulle coste siriane non piace a Washington. E tantomeno a Israele. Ma eliminare il numero due del Gru significa mettere a rischio la sicurezza globale. Chi può rischiare tanto? Uno dei pochi a poterlo sapere era Gareth, capace grazie al suo genio matematico di interpretare i messaggi in codice più segreti.

Prima di morire era stato in vacanza negli Stati Uniti, negli uffici della National Security Agency, dove gli alleati americani intercettano e analizzano le comunicazioni più riservate. In quel viaggio forse Gareth aveva sbrogliato enigmi di un codice impenetrabile. Un codice che quel fatale 16 agosto gli è costato la vita.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica