Marcello Di Dio
I presidenti del calcio italiano ci hanno ormai abituato a tutto: polemiche per torti arbitrali subìti o litigi in Lega per il gruzzolo da spartire sui diritti tv. Ma la loro attività preferita è sempre stata quella di cacciare gli allenatori quando le cose non andavano bene.
Legittimo, visto che sono loro a mettere i soldi e che non potendo esonerare unintera rosa di calciatori (magari i primi colpevoli), rinnegano la scelta iniziale. Peccato che la moda sia diventata esonerare gli allenatori anche di fronte a risultati lusinghieri. Una medicina per risolvere chissà quali problemi. Clamoroso il caso di Brescia, dove Corioni ha sostituito il neofita Maran con lo scafato Zeman, senza ottenere risultati concreti. Ancor più incredibile quello del Livorno, con linatteso sfogo del patron in diretta tv. «Col senno di poi sono pentito della scelta fatta», ha confessato Aldo Spinelli che a febbraio allontanò Donadoni dopo un pari interno con il Messina, ma con la squadra saldamente in zona Uefa, per sostituirlo con Mazzone, giunto alla quinta sconfitta consecutiva.
«Sono convinto di aver agito per il bene della squadra, ma non cambia niente - ha aggiunto Spinelli -. Purtroppo andiamo avanti con questo allenatore e questi giocatori, sono loro che devono liberarsi il cervello». Una bella stoccata al veterano delle panchine, che sta per eguagliare il record di Nereo Rocco. Mazzone, però, risponde con eleganza: «Guai ai vinti. Spinelli dice di essere pentito? Lo capisco, al posto suo anchio la penserei così. Una società che cambia un allenatore che aveva fatto benissimo come Donadoni è giusto che non sia soddisfatta da questa situazione.
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