Spioni d’Italia, altre 70 incursioni sul Cavaliere

La procura di Lagonegro ha aperto un’inchiesta

Paolo Bracalini

da Milano

Una talpa si aggira per gli uffici comunali di Maratea e raccoglie informazioni riservate sulle proprietà di Silvio Berlusconi, accedendo alle informazioni dell’Agenzia regionale del territorio attraverso una password riservata al Comune lucano. Negli ultimi mesi il presidente di Forza Italia è stato spiato 70 volte, forse da più di un utente, entrato nel sistema per ottenere le visure catastali riferite al leader del centrodestra. Nel mirino anche un altro esponente politico, la presidente di Alternativa Sociale Alessandra Mussolini.
Il caso, segnalato dalle pagine locali della Gazzetta del Mezzogiorno, è scoppiato dopo che l’Agenzia del territorio, con cui il Comune di Maratea ha sottoscritto nel 2005 una convenzione per avere accesso ai dati del catasto relativi esclusivamente alla provincia di Potenza, si è accorta di un uso improprio dell’utenza. Quasi 1.300 richieste di visure in solo tre mesi per beni esterni alla provincia e tutte a pagamento perché al di fuori della convenzione. I tecnici dell’Agenzia del territorio hanno subito segnalato il fatto, presentando un conto di circa 13mila euro al sindaco diessino Francesco Ambrosio per le visure extraprovinciali e sollecitando un’indagine interna. Chi è lo spione? Perché tanta curiosità sugli immobili di Silvio Berlusconi? La magistratura di Lagonegro ha aperto un’inchiesta per violazione del segreto d’ufficio e violazione della privacy. I carabinieri di Maratea, intanto, dopo un controllo nei locali del Comune, hanno accertato che gli accessi sono stati effettuati da uno stesso computer, collocato nell’ufficio tecnico del Comune.
Il picco delle intrusioni, quasi 900 visure, è stato registrato nel mese di luglio, cioè nelle settimane successive alle polemiche sui presunti abusi edilizi nella villa del Cavaliere a Porto Rotondo. La password con cui la talpa è entrata nel sistema era nota a un solo funzionario dell’ufficio tributi del Comune, il settore che materialmente ha sottoscritto la convenzione con la Regione. Quel funzionario però si è dimesso lo scorso aprile, consegnando tutte le chiavi di accesso al sindaco. Il quale per ora minimizza l’accaduto e chiama in causa i soliti ignoti: «Se qualcuno fa una visura si presume che poi la utilizzi. Io penso a un pirata informatico. Se ci sono dei responsabili dovranno pagare, verificheremo e vedremo dove è stato commesso l’illecito».
Curiosità morbosa di qualche dipendente comunale sfaccendato, oppure un’indagine finalizzata a qualcosa di più serio? Con le informazioni sulle proprietà immobiliari di un cittadino si possono ricavare diverse informazioni: l’Ici presunta e altri dati che, incrociati con la dichiarazione dei redditi, potrebbero fornire elementi per attacchi mirati su una persona. Anche perché oltre a fornire un quadro completo delle proprietà, una visura permette anche indagini induttive, per esempio su eventuali immobili intestati a società e quindi non catalogate nei beni personali. Il gruppo di Forza Italia a Maratea ha presentato un’interrogazione al sindaco chiedendo la convocazione del consiglio. Finora il primo cittadino però non ha ritenuto indispensabile un chiarimento davanti al consiglio comunale, anche se in paese da giorni la gente si interroga sul giallo informatico che coinvolge l’ex premier. Qualche maligno nel paesello sospetta i tecnici del Comune, «lì sono tutti di Rifondazione o dei Ds, forse nelle visure cercavano qualcosa per gettare fango su Berlusconi» commenta un cittadino. L’ex sindaco della «Perla del tirreno», l’attuale capogruppo di Forza Italia al Comune Giuseppe Schettino, ha chiesto spiegazioni alla giunta. Senza riceverne. «Questo silenzio mi fa pensare che la cosa sia grave. Ma devono rendere conto di quanto accaduto, anche perché è stato fatto con i soldi pubblici. E su un bilancio in dissesto quei 13mila euro pesano.

Negli uffici del Comune hanno libero accesso funzionari e dirigenti di partito, anche fuori degli orari di servizio, mentre spesso i cittadini restano fuori. Così non può andare. Dovevano controllare molto meglio chi entra e chi esce».

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