La Signora disperata fa uno sfregio al Toro

Derby vero con i granata vicini al colpaccio. Juve in dieci ma d 2'' dalla fine ci pensa il Prof

Andrea Pirlo segna il goal del 2-1 nella partita contro il Torino

nostro inviato a Torino

A cinque secondi dallo scadere dei tre minuti di recupero, il ventenne Benassi ha perso un pallone in fascia destra, quindici metri dalla sua area. Ha infranto un sogno e spinto la Juve mai così in affanno finora campionato. A quel punto al Torino il pari andava addirittura stretto, Amauri, Quagliarella e Benassi avevano avuto la palla del 2-1, dopo il rosso a Lichtsteiner, 34' st, la Juve era praticamente sparita, ha rischiato tanto sui contropiede, non aveva più forza, è stato in quei minuti che il Toro poteva punirla clamorosamente dopo una vita nell'ombra. Ha deciso Pirlo con un destro a filo d'erba alla destra di Gillet, alla fine la differenza l'ha fatta lui, prima ancora con quella punizione che El Kaddouri ha respinto di gomito. Ma quanta paura. E il Toro aveva anche un giorno in meno di riposo dopo i turni di coppa.

Era la sfida più scontata della giornata, stava diventando la partita di questa prima parte di campionato, accesa dalla fuga di Peres e dalle invenzioni di Ventura che non ha chiesto marcature religiose sugli assi bianconeri e ha aspettato con una difesa molto bassa che si esaurissero le energie dei campioni d'Italia. Era come se li invitasse ad attaccare, reparto ordinato, peccato che Quagliarella non fosse praticamente in campo e Amauri sia ormai un ex.

Eppure sembrava tutto già scritto.

Alla prima incursione di Tevez la difesa del Toro si è aperta in due, un gruppo di qui e l'altro di là, al primo pallone aereo Llorente è svettato sulla massa di mezzo metro. La prima sensazione è stata che quelli della Juventus fossero di più, quasi il doppio. Sono dappertutto, spadroneggiano eleganti e sontuosi. Sono solo i primi minuti ma al Toro la palla brucia, non ce n'è uno che stia in piedi, affanno perpetuo, inizio da paura. Mio Dio, è tutto scontato, del resto ci sono diciannove punti di differenza a un terzo di campionato già andato, il Toro nel derby non segna da dieci anni e non si intuisce come possa interrompere la striscia.

Però ha coraggio, dentro subito Quagliarella e Amauri con El Kaddouri alle spalle spostato a sinistra. Ventura se la gioca, per la prima volta dentro tutti, persa per persa magari gira in un altro modo così magari il monumento glielo fanno davvero, ma da vivo. Intanto sul campo non c'è una storia da raccontare, il Toro prosegue il suo trend, in settimana si era solo difeso: «Non lo vinciamo da 19 anni? Beh, in campo non ci va la storia». Hanno perfino messo tenerezza nel derby più squilibrato della penisola. Nella Juve non c'è Buffon, problemi a una spalla, titolare Storari, Vidal trequartista, Morata in panca, Bonucci e Chiellini giocano nella metà campo granata. Poi però il primo tiro in porta è di Quagliarella all'11', il secondo di Pirlo su punizione quando in barriera El Kaddouri alza troppo il gomito e fa poco per proteggersi la faccia, Orsato fischia il penalty, casino. Mentre Glik e gli altri lo assediano, Vidal e Tevez bisticciano per chi deve calciarlo, vince il cileno, gol, Orsato vede gente in area, replay, gol.

È il 15' e quanto si annunciava come una partita noiosissima, un assedio quasi spietato, si trasforma improvvisamente in un derby. Il Torino mette le scarpe e esce di casa, la Juve elegante e supponente neanche si aspetta un comportamento del genere, una mancanza di rispetto, e quando poi Peres prende la palla un paio di metri fuori dalla sua area e parte in fascia, quasi non gli dà retta. Lui ne approfitta, lascia lì Pogba, prosegue e supera Vidal, arriva Evra e lo batte sulla corsa, continua verticalmente e vede l'ombra di Chiellini, solo l'ombra.

Allora il brasiliano prosegue e appena dentro l'area lascia partire un destro che batte Storari, poi picchia sul palo lontano e s'infila. Lo spicchio granata appostato in curva nord se l'è visto arrivare dopo un'attesa eterna, adesso si devono azzerare i conti. Adesso si può raccontare una storia, e se finisce come le altre, pazienza.

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