Clima strano, a Torino. Perché, al netto dei colori autunnali, pare tornata la primavera. Perché la Juventus ha solo dodici punti in classifica dopo dieci giornate e perché oggi (ore 18,15) ospiterà allo Stadium il Toro che di punti ne ha tre in più. Siccome però va tutto più o meno alla rovescia, anche i granata non sono così contenti: è vero che si trovano per la prima volta dal 1993 davanti ai cugini alla vigilia di una stracittadina, ma il pazzo pareggio di metà settimana contro il Genoa ha fatto venire il mal di testa a Ventura e a chi ha il granata dentro. Per di più, nell'ultimo mese Quagliarella (lo scorso 26 aprile autore del gol vittoria dopo venti anni di astinenza) e compagni hanno collezionato solo due punti, in quattro partite hanno subìto nove gol segnandone cinque e, in generale, incassato quindici reti in dieci gare. Vero che nessuno chiede loro la qualificazione in Champions ma, dopo gli inziali fuochi d'artificio, ci si aspettava qualcosa di più. A rendere peraltro l'umore granata tendente al pessimismo, anche la designazione dell'arbitro Rocchi: quattro direzioni nel derby per lui, Toro sempre sconfitto e polemiche a quintali.
«Per una volta, classifica alla mano, il derby è molto più importante per noi che per loro», così ieri Allegri, allenatore della Juve che potrebbe anche essere di fronte alla settimana decisiva per il prosieguo dell'avventura in bianconero. «Io non mi sento in bilico, ma un tecnico è sempre il primo a essere messo in discussione. Bisogna dare continuità ai risultati e noi fino a questo momento non ci siamo riusciti. Non dovrà più accadere, ripartiamo dalle nostre certezze». Che sono «le solite»: non che finora se ne siano viste molte, ma intanto rientreranno Khedira e Marchisio e già questa è una buona notizia, visto che quando quei due si sono piazzati in mezzo al campo la squadra ha difeso meglio e attaccato con più ordine. La sensazione è che il tecnico livornese si affiderà ai Grandi Vecchi («le parole di Buffon ed Evra? Critiche costruttive»): senza lo squalificato Chiellini, Barzagli tornerà centrale al fianco di Bonucci, Evra si prenderà la sinistra e a destra ci sarà uno tra Padoin e Caceres, mentre il centrocampo sarà completato da Pogba e probabilmente Cuadrado. In attacco, infine, Morata è certo di un posto e al suo fianco dovrebbe toccare a Mandzukic: per il croato, in ballottaggio con Zaza, si tratterebbe di una scelta legata più al curriculum (dove non mancano contrasti anche accesi con vari allenatori) che al rendimento, finora insufficiente. «Il nervosismo non serve - ha detto Allegri -. Ci sono sempre un pallone e un campo di calcio: bisogna giocare bene senza fare a cazzotti. Il calcio non è una scienza esatta: d'ora in avanti troveremo altre certezze, anche se alla fine chi vince è un bravo ragazzo e chi perde...» eccetera eccetera.
Clima strano, si diceva.
Ieri è stato persino consentito l'ingresso al campo di allenamento a una cinquantina di tifosi del gruppo «Tradizione», evento non in linea con le abitudini juventine, visto che le sedute sono sempre a porte chiuse (anche per i giornalisti) tranne che per i quindici minuti imposti dall'Uefa alla vigilia dei match di Champions. «Hanno voluto salutarci e starci vicino», la chiosa di Allegri. Un po' imbarazzato e un po' no.
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