Dopo 50 anni il Motomondiale licenzia la clinica mobile

Ha salvato centinaia di piloti. Il dottor Costa che la creò: "Amareggiato". La Dorna curerà ora il servizio

Dopo 50 anni il Motomondiale licenzia la clinica mobile

Pochi mesi dopo avere festeggiato i 50 anni del soccorso in pista, primo grande passo in favore della sicurezza dei piloti, che aprì la strada alla nascita della Clinica Mobile, il Dottor Claudio Marcello Costa deve digerire un altro boccone amaro. Il suo ospedale viaggiante al seguito dei Gran Premi, così come lui l'aveva pensato, studiato, sviluppato, dal prossimo anno non sarà più parte della MotoGP. Nel 2014 lo avevano costretto a lasciare il suo mondo, imponendogli di cedere il testimone senza la consolazione di un incarico onorifico che gli consentisse di rimanere in qualche modo al fianco dei suoi eroi. Da allora un altro medico italiano, il Dottor Michele Zasa, ha portato avanti la sua opera. Oggi, anche lui dovrà andarsene, Dorna si affiderà a una struttura simile ma diversa, con diversi medici, un diverso staff. Insomma, un'altra cosa. Questioni di interesse. E così, nella sorpresa generale per questa novità, passano in cavalleria 45 anni di onorato servizio in cui la Clinica Mobile si è trasformata. La prima, protagonista di un debutto sofferto a Salisburgo, in Austria nel 1977, dove fu subito chiamata a fare miracoli, era un ospedale di pronto soccorso dove salvare vite, poi col tempo, per dirla con le parole di Costa: «È diventata l'altare dove si celebra il rito meraviglioso del risorgere dalle ferite e dalle fratture. E nello stesso tempo l'ambulatorio medico di tutti gli abitanti del paddock». Il suo ideatore l'ha definita così: «Questa clinica è la casa che abbiamo donato agli eroi del mondo mitologico del motociclismo». Il messaggio d'amore del Dottorcosta (gli piace che venga scritto così, tutto attaccato) ai suoi eroi. Perché come eroi li ha sempre visti e trattati, con rispetto e dedizione per quel loro voler scendere il prima possibile in pista anche dopo il più doloroso degli infortuni. «Voglio correre» è la frase che negli anni Costa (che ieri si è detto «amareggiato») si è sentito ripetere più di ogni altra, e ha sempre lavorato per rendere questo desiderio possibile, convinto che nel pilota esista qualcosa di anarchico, fuori da tutte le regole, un qualcosa fatto di formidabili risorse, che lo portano a fare cose speciali.

Dopo la sua prima grande rivoluzione, quella di intervenire prontamente in pista anche nei casi più gravi e non portare più il pilota in cerca del soccorso, con una corsa sfrenata in ambulanza verso il primo ospedale, Costa ha voluto che il miglior ospedale fosse dentro il circuito.

Tra le tante frasi ad effetto pronunciate da Costa c'è questa da incorniciare: «I piloti venivano da noi per respirare la convinzione che se gli fosse successo qualcosa di serio, avrebbero trovato qualcuno che li avrebbe potuti salvare». Oggi pole Gp Thailandia: tv diretta Sky alle 10,05, diff. TV8 alle 13,45. domani Gp alle 10, diff. 14,15.

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