I minatori del Sulcis non lo sanno ma Cristiano Ronaldo è triste. Mentre Antonio Cassano è felice. E' dura la vita in superficie, è agra l'esistenza di chi calcia il pallone e non trova soluzione ai propri drammi, dovendo lavorare ogni giorno. Tristiano Ronaldo ha detto di sentirsi triste, solitario y final, come avrebbe scritto Soriano, roba da birignao che piace tanto. È triste perché i compagni di squadra non lo amano come lui vorrebbe e come si dovrebbe, è triste perché il club non lo celebra come si dovrebbe e si potrebbe, è triste perché il suo compatriota in panchina è più bravo, più special one o only, insomma è Josè Mourinho e basta. Non contano i gol, non conta la camiseta blanca del Real, non contano i multimilioni garantiti ad ogni mese e ad ogni apparizione pubblica. Se si fosse lamentato qualche settimana fa avrebbe permesso a Florentino Perez di ricavare un centinaio di milioni dalla sua vendita, forse al Manchester City o al Paris Saint Germain. Ha aspettato la chiusura del mercato, forse con calcolo astuto suo e del suo procuratore che è lo stesso di Mourinho che è lo stesso di tutto il popolo calcistico made in Portugal.
So' ragazzi e vanno capiti, soffrono e non riescono ad arrivare a fine mese. Come quel Cassano che ha trovato sopra il cielo di Milanello l'empireo di Appiano Gentile ma si sta smarrendo tra le nuvole, rischiando di cadere dalle stesse, come dice Checco Zalone. Cassano ormai esulta per un autogol ma è riuscito a strappare una clausola contrattuale con premio salariale in base al numero di passaggi, detti assist perché fa più fine. Ci dovremmo chiedere che altro dovrebbe fare un calciatore se non passare la palla o procurarsi un eventuale calcio di rigore, impresa titanica, dunque da premiare, per un attaccante. Cassano fino alla primavera scorsa era la scommessa di Prandelli per gli europei della nazionale e di Allegri per il Milan. Spariti i due progetti, nel giro di un mese. Via, definitivamente dal Milan, meglio per i rossoneri; via, quasi definitivamente, dalla nazionale, meglio per gli azzurri; fine di una storia, improvvisamente ma prevedibilmente, perché Cassano non è triste nelle parole ma si è fatto triste nel gioco, due tocchetti, una finta, roba piccola per uno che aveva promesso chissà quali cose, spinto dal vento della sua sregolatezza.
Ovviamente non c'è nessun paragone tecnico tra i due, Ronaldo è un fenomeno vero, il Real Madrid è grande grazie a lui, Cassano, passato per caso da Madrid, dove non ha lasciato traccia se non per alcune gag televisive, è un buon calciatore propagandato per fenomeno.
Ma la tristezza (o il fado) del fuoriclasse lusitano e la felicità del trentenne pugliese rappresentano le due facce del football, incosciente, spavaldo, disarmante.Post scriptum: non si ha ancora notizia della nuova squadra di Alessandro Del Piero che si promette a molti ma non ha sposato nessuno. Dimitar Berbatov si sente meno solo.
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