Mourinho festeggia 50 anni da Specialone più furbo dei critici

Un fenomeno fuori più ancora che in campo. Fantastico battutista, ma a Madrid non basta

Mourinho festeggia 50 anni da Specialone più furbo dei critici

Forse, per i suoi 50 anni, avrebbe voluto una festa più serena. Infatti è dovuto intervenire il presidente del Real Madrid, Florentino Peres, per negare l'aut aut di Casillas e Ramos (svelato dal quotidiano Marca) per “liberarsi” dello Special One: «O Mourinho o noi». «Soltanto bugie», ha smentito Peres. «Nessun ultimatum» hanno fatto eco i “senatori” del Real. Ma il divorzio di Josè a fine stagione è sempre più vicino.

A nemmeno 50 anni, ma erano già 45, Josè Mourinho ha scoperto di non essere un pirla. Non è da tutti. Certo questa è stata una delle cose più intelligenti che gli sia capitato di dire. Difficile capire se fosse la più intelligente, perché ne ha dette così tante da far venire mal di testa. O da perderci la testa. Per stare dietro a Mou in tanti hanno perso la testa, qualcuno anche il portafoglio. Lui si è limitato a vincere: in campo e fuori. A dispetto dei suoi incensatori, o forse cortigiani, o semplicemente smancerosi tifosi, ha capito che in una squadra val più avere grandi giocatori che un buon allenatore. Ma ha fatto sempre credere il contrario. Sul campo ha prodotto un minimo garantito con qualche exploit: la Champions del Porto più ancora del triplete con l'Inter.
In realtà non era difficile vincere scudetti e coppa Italia con quell'Inter costruita da Mancini e rifinita dalla sua abilità nel farsi acquistare giocatori di valore. Si, vabbé, Quaresma non proprio. Ma può capitare di prendere un granchio. Molto più faticoso conquistare la Champions: giocare contro la negativa tradizione e il valore di alcune squadre in Europa. Invece fuori campo Mou è stato un fenomeno: nell'abbindolare presidenti, giocatori e tifosi. Tutti fessi (eufemismo)? No, troppi smemorati. Magari qualche ripasso della storia del calcio non sarebbe stato male.

Si, poi, ci sono le inconsolabili vedove lasciate in Italia, quelle che... senza Mou il calcio non è più calcio. Quelle che... Mou ha sempre ragione. Anche quando molla tutti appena vinta la Champions League. Senza neppure tornare a Milano. Quelle che... Mou è un genio e forse non bastano aggettivi e appellativi. Quelle che... guai a parlar male dello Specialone. Quelle che... val più una pacca sulla spalla da Mou che il sorriso di un bambino. Quelle che... hanno interpretato tanto slinguare come critiche ferocissime: non sapendo cosa significa criticare. Quelle che... dopo Mou il calco è cambiato in peggio. Anche se il Chelsea ha vinto ancora e l'Inter pure. Invece quello del Porto era proprio un miracolo. Quelle che... l'Inter non sarà più la stessa nei secoli dei secoli. Come se prima non ci fosse stato Herrera. E dopo il mago, allenatori che hanno fatto vincere. Pochi all'Inter, però ci sono stati.
Ma queste sono minutaglie umane, Mourinho si è limitato allo spennar polli: molto più intelligente degli adulatori, molto più furbo dei critici. Fantastico nella frasi celebri: «Dio e dopo Dio io». «Non piaccio? Normale, anche Gesù non piaceva a tutti». Però qui sta il limite: per parlarne bisogna soprattutto rifarsi alle sue meravigliose provocazioni, alle battute quasi mai raffinate, alla maleducazione in panchina e, talvolta, nelle conferenze stampa. Qualcuno sarà arrivato a dire: meglio le manette di Mourinho che un gol di Maradona. Garantito!

Invece a Madrid hanno trovato l'antidoto: ridurre lo specialone alla normalità. E qui sono aumentati i capelli bianchi e diminuite le frasi celebri. La classifica del Real dice il resto. Ma fino ad oggi, forse ieri, il successo era degno di un apostolo: in Inghilterra, in Italia, in Spagna dove peraltro hanno cominciato subito a storcere il naso (e i giocatori a smontare la sua fama di uomo-spogliatoio). Sceneggiate da non perdere. Molto più noiose le squadre sul campo, la sua capacità tattica, il suo parlare di tecnica. Gran gioco difensivo e vai col contropiede.
Eppure così bravo da nascondere i limiti. Non c'è storia di Mou, non c'è decodificatore del pianeta Mou, scribacchino o penna d'oca che ricordi di parlare di pallone e partite quando si tratta di tratteggiarne storia, fatti e, per pochi di noi inguaribili scettici blu, anche i misfatti.


Eppure oggi, a 50 anni segnati con il circolino, scopriamo che anche Lui invecchia. Ma ha indubitabilmente ragione: dopo Dio, io. Infatti Gesù si è fermato a 33 anni. Obbiettivo raggiunto. Prossima tappa? La panchina del Paradiso... inglese. Che non è l'Inferno italiano.

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