Cambia il commissario tecnico, ma la gente del fioretto non perde il vizio: continua vincere. A Parigi gli uomini sono ripartiti con Andrea Baldini ragazzo d'oro. E Andrea Cipressa, ex ragazzo dorato del fioretto delle valanghe azzurre, ha lucidato la prima da ct. Da ieri a Danzica tocca alle donne. Stefano Cerioni è partito per la Russia, le ragazze d'oro sono state abbandonate dei loro maestri, ma la scherma si rigenera sempre attraverso successi e campioni. Parlano Olimpiadi e campionati del mondo. Storia meravigliosa. Nel fioretto dici ct e lo immagini con una frusta in mano nella gabbia del domatore: ragazzi e ragazze sono bravi, questo è certo, ma i caratterini non proprio docili.
Cipressa sarà dura fare il ct?
«Un'esperienza che mi mancava. Ma sono uomo di pedana. Ho fatto di tutto: l'atleta, il maestro, il formatore, l'esaminatore, il dirigente. E anche l'arbitro per tre anni: conoscevo le ragazze in pedana e nessuno protestava».
Ct di riferimento?
«Sono del gruppo segnato dall'esperienza Fini, inteso come Attilio, il ct degli anni '80. Mi ritengo diverso nel dialogo con gli atleti. Insomma non voglio essere il ct faccio tutto io».
Cerioni che tipo era?
«Più finiano».
Difetti e pregi di Fini?
«Difetto: poco dialogo con gli atleti, anche se il modo di dirigere ha funzionato. Pregi: saper leggere bene gli incontri, essere sempre punto di riferimento a fondo pedana. L'atleta deve credere in te e sapere che capisci e lo sai guidare».
È davvero importante la funzione del ct?
«In altre nazioni ci sono solo i maestri, qui siamo diversi. Il ct conta per diverse ragioni. Sono stato atleta e ogni tanto pensi che quando vinci è merito tuo, quando perdi colpa del ct. Capito? Sono consapevole possa succedere».
Lei viene dalla scuola di Mestre: grande nel fioretto. E ora?
«Il maestro Di Rosa ha cambiato completamente il modo di interpretare il fioretto. Mestre ha creato grandi campioni ed anche una scuola di maestri. Ora c'è un momento di calo per gli atleti. In compenso è impressionante la scuola di Jesi: dalle olimpiadi di Los Angeles '84 hanno sempre vinto un oro, nell'individuale o a squadre».
Jesi, ovvero le nostre ragazze terribili. Difficile farle andare d'accordo?
«Ma con le donne è sempre stato così. Abbiamo avuto tanti dream team dai tempi di Vaccaroni, Bianchedi, Bortolozzi. E tante scintille. Ma una volta era più facile tenerli nascosti. Ed era meglio. Ora sappiamo che Vezzali e Di Francisca non si amano».
Vezzali punta alla politica...
«Non è preoccupante, sarà messa in condizione di fare tutto».
Positivo o negativo?
«Sarà una buona immagine per le nostre ragazze. Dimostrerà che possono fare bella figura ovunque: per come parlano e per quanto sono intelligenti. Valentina è sempre uscita alla grande in tutto».
In politica ci vuole un certo carattere...
«Valentina ha la capacità di controllarsi. Per esempio, Arianna Errigo dice pane al pane vino al vino: non sempre in politica va bene».
Vezzali è...
«Capitana sempre, un monumento da portare ad esempio. Non solo per i risultati. Ha sempre avuto cattiveria agonistica, motivazioni, voglia di allenarsi».
Di Francisca è il nuovo che avanza?
«Non è più giovanissima, ha pagato gli anni in cui Andrea Magro faceva il ct. Lui vedeva meglio Margherita Granbassi, la preferiva perché era sua allieva e aveva un debole per lei. Ed Elisa è finita in secondo piano».
Più difficile guidare le femmine o i maschi?
«Più facile con i maschi, sono più diretti, non ci sono sfumature. Con le donne è più complicato non solo per quello che dici, ma per come lo dici».
I successi di Londra sono serviti? Voi che siete abituati al forziere d'oro...
«Eccome. Si sono sentiti nelle palestre: siamo aumentati del 10-12 per cento. I nostri atleti cominciano ad avere più visibilità».
La vostra Pellegrini?
«Non abbiamo una Pellegrini ma un gruppo di atlete che fanno successo, richieste da tanti. Saranno a Sanremo, ormai le trovi dovunque. Anche se... poi tutte in palestra: o attrici o atlete».
E fra gli uomini chi è Zorro?
«In assoluto Aldo Montano, il più conosciuto nel mondo».
Nel fioretto?
«Andrea Cassarà è un bel tipo, un vincente, buca il video più di Baldini».
E i difficili rapporti Baldini-Cassarà, dopo quelle strane storie di doping?
«Non si può dire niente. O- gni ct vorrebbe due campioni così. E insisto: i maschi sono più facili da gestire».
Però la scherma vive il tempo delle Olimpiadi e poco più...
«Si, ma a Londra i dati sono stati mostruosi: dopo atletica e nuoto, è stato il terzo sport più seguito nel mondo. Le nazioni nuove, l'egiziano argento nel fioretto, il venezuelano vincente nella spada, hanno fatto bene al movimento».
La Vezzali vorrebbe tornare ai Giochi a 42 anni. Età credibile per un'atleta?
«Gli anni sono tanti. Ma parliamo di Valentina, una che ha vinto un mondiale dopo una gravidanza.
Dunque?
«A 42 anni un'atleta non ha più la stessa velocità, non ce la fa nei riflessi e in tante altre cose. Però Valentina va al di sopra della normalità».
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