Il trappolone e la spina nel fianco. Ovvero la Champions e il rendimento con le grandi. Sono le due incognite che danno ancora speranza a chi insegue la Juventus. I campioni d'Italia hanno passato indenni le forche caudine del San Paolo, ma nonostante i sei punti di vantaggio che diventano sette con gli scontri diretti a favore, Conte ha avvisato la sua truppa. «Abbiamo finito di scherzare, non c'è più tempo per passi falsi e ora miriamo al traguardo per arrivarci».
Comunque l'allenatore campione d'Italia dopo la sfida scudetto col Napoli ha voluto lasciarsi alle spalle anche i veleni, non prima di essersi tolto dei sassolini all'ombra del Vesuvio: «Ci sono stati condizionamenti per la designazione dell'arbitro, tutto questo è molto brutto. Mazzarri? Non ci siamo nemmeno salutati. Usciamo rammaricati perché si poteva vincere». Anche se in casa bianconera ci si può affidare ai corsi e ricorsi storici. Infatti pure l'anno scorso la sfida scudetto col Milan fu determinata da una deviazione di Bonucci, oltre che dal gol fantasma di Muntari. Allora il difensore mise fuori causa Buffon toccando il tiro di Nocerino, venerdì si è ripetuto sulla conclusione di Inler. Ma Conte non guarda alla cabala e ha ribadito: «Volevamo allontanare ancora di più il Napoli».
E forse si deve ripartire da qui. La Juve non ha piazzato il colpo del ko e adesso chi insegue può ancora sognare cercando di individuare dove la capolista possa lasciare per strada punti. Perché la Signora in questa stagione contro le grandi del campionato non è la solita. L'anno scorso aveva costruito l'impresa proprio contro le big, ora la storia è cambiata. Soprattutto lontano da quello Stadium dove comunque ha perso con l'Inter e pareggiato con la Lazio. In trasferta addirittura nessuna vittoria: due pareggi a Firenze e, appunto, Napoli, e due sconfitte con la Roma e con il Milan, entrambe di misura, ma comunque emblematiche delle difficoltà, le uniche, che la squadra di Conte sta incontrando. Sfide in cui la Juve non ha certamente brillato: con la Fiorentina zero tiri in porta, con il Milan una prestazione deludente così come con la Roma. Per un tempo, il primo al San Paolo, il trend è sembrato invertito, poi nella ripresa Buffon e compagni si sono limitati a controllare la gara. Anche se bisogna riconoscere che è emersa la maturità di una squadra che sa soffrire senza mai consegnarsi al nemico. Quello che già era successo con Chelsea e Celtic. Atteggiamento che fa di una buona squadra, una grande squadra.
Probabilmente a questo si affida Conte per sbrogliare l'ultima matassa in vista del rush finale: l'intreccio mal di «grande trasferta» e Champions. Perché come successo nella fase a gironi anche nella fase a eliminazione diretta il calendario sembra divertirsi nell'incastrare le sfide più insidiose del campionato a ridosso dei turni di coppa. Ad esempio dando per scontata la qualificazione col Celtic, la Juve farà visita all'Inter alla vigilia dell'andata dei quarti, il ritorno invece farà da prologo alla trasferta all'Olimpico contro la Lazio. E spingendosi ancor più in là, le semifinali propongono una dieci giorni incredibile: Milan, andata Champions, derby e ritorno di coppa. Sicuramente problemi che Conte si augura di risolvere. Anche perché la Signora proprio in primavera è sbocciata nella passata stagione: dieci vittorie e un pareggio nelle ultime undici partite, quante ne mancano ora alla fine del campionato.
I numeri dicono che per il bis basterebbe una marcia meno trionfale. Un anno fa non c'era la Champions, ma Conte e la Juve adesso vogliono averla tra i piedi il più possibile, per trasformarla da trappolone in trampolino di lancio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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