Abbagnale rema ancora per salvare il canottaggio

Giuseppe Abbagnale, uomo d'oro del nostro canottaggio, 2 titoli olimpici e 7 mondiali insieme a suo fratello Carmine e allo zio allenatore, il professor Giuseppe La Mura, si rimette ai remi per ridare un sorriso a questo sport uscito lacerato dalle ultime Olimpiadi. È il nuovo presidente federale al posto di Enrico Gandola (battuto 129 voti a 118), si riprende quello che dopo quattro anni di vicepresidenza dal 2001 al 2004 gli era stato incredibilmente negato.
Per essere un buon timoniere ha tutto, come direbbe Peppinello Di Capua che era il pilota sulla barca dei fratelloni, ma certo gli servirà la fortuna che sembra mancare agli ex campioni quando scendono in campo politicamente e decidono di rilanciare il loro sport, magari frequentando poco gli uffici federali, convinti che tutti siano leali collaboratori.
Ci è riuscito soltanto in parte nel basket, abbrutito dal professionismo esasperato di troppi dilettanti, Dino Meneghin, il più forte e titolato giocatore di ogni tempo, che lascerà il posto tenuto in caldo per il presidente uscente del Coni Petrucci che torna nella trincea dei canestri da dove era partito.
Non è andata proprio bene a Francesco Arese, campione europeo dei 1500, uno dei grandi per lanciare la famosa atletica spettacolo che poi visse sui trionfi di Mennea, Sara Simeoni e delle magie del professor Vittori, perché il suo mondo gli ha girato le spalle dopo il fiasco londinese, la crisi evidente porta al campo sempre meno gente, e ha deciso di sostituirlo nelle prossime elezioni dove non riproporrà la sua candidatura e non soltanto per problemi seri di salute.
Abbagnale si è presentato dicendo che il canottaggio deve recuperare dignità ed autorevolezza, sollecitato da chi lo ama davvero questo sport durissimo. La base aveva bisogno di un cambiamento, i tecnici di una guida sicura anche se non è detto che il settantenne La Mura, copiato in tutto il mondo, possa tornare a dirigere, ma certo le sue idee serviranno ai giovani allenatori. Il problema di base, come in tante discipline, è non perdere per strada i giovani talenti che spesso si perdono in buchi neri. Servono idee, progetti di allenamento seri, quattrini, servirà l'aiuto delle società, ma proprio questo lo fa essere ottimista. E' così per tutti, all'inizio, poi il nome, il carisma non bastano, serve un vero lavoro di gruppo, un consiglio che non stia a bocca aperta a riguardare i filmati dei fratelloni. Per Abbagnale l'appuntamento con i Giochi di Rio sarà già un problema, ma lui guarda avanti convinto che nel 2020 avremo di nuovo il canottaggio come ai tempi d'oro.

Buona fortuna, ma per arrivare al secondo mandato gli servirà ripartire con risultati che tengano a bada quelli che spesso parlano, ma poi scappano come direbbero Meneghin ed Arese mentre salutano e se ne vanno avviliti.

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