
L'arguzia e la preparazione di Inzaghi, architetto dell'Inter e progettista del sogno. La forza inarrestabile di Thuram e Dumfries, due assenze mai rimpiante abbastanza nel mese che probabilmente è costato lo scudetto all'Inter. I gol di Lautaro, già 9 in questa Champions. La mira di Calhanoglu, che dal dischetto non sbaglia mai, anzi no, ha sbagliato giusto quello contro il Napoli, che oggi fissa la distanza aritmetica in campionato. I balzi di Sommer, il portiere gatto che ha fermato Lamine e non solo lui. Il vigore di Barella e Bastoni, due come pochi altri in Europa; l'intelligenza di Mkhitaryan, che però a 36 anni ha tante gambe quanto cervello e questa combinazione continua a fare la differenza a suo favore, anzi a favore dell'Inter (e dire che Mourinho lo congedò 3 anni fa: complimenti vivi, e sentiti ringraziamenti da Marotta).
Epperò dalla notte di leggenda di San Siro, evento che scavalca il tifo e le sue barriere e resterà per sempre nelle memorie del calcio, escono prepotenti le facce di due che non ti aspetti, Frattesi e Acerbi, o forse sì, li aspetti perché è proprio quando hai finito i colpi che devi disperatamente trovarne altri, che non sai nemmeno dove. Tra il palo di Lamine e il gol di Acerbi passano 40 secondi e lì c'è in mezzo tutta la storia fra Barcellona e Inter: l'arroganza e la presunzione dell'una, sempre all'attacco, sempre a testa bassa, anche se in vantaggio e a 3 minuti dalla fine; l'umiltà e il cuore dell'altra, ma soprattutto la sua bravura, perché c'è da essere non bravi ma bravissimi per firmare un'impresa come quella della doppia semifinale.
La faccia sporca e cattiva di Francesco Acerbi, uno messo alla prova dalla vita, che ritrovando Inzaghi ha ritrovato se stesso, e che a 37 anni non ha solo l'entusiasmo ma pure la forza di un ragazzo con 10 anni in meno. In 3 stagioni di Inter, Acerbi ha segnato appena 5 gol: che importa, mica è il suo mestiere. Lui i gol deve non farli fare agli altri, e quasi sempre ci riesce. L'ultimo l'aveva segnato al Milan, il 22 aprile di un anno fa, la notte del derby della seconda stella. Allora di testa, stavolta di piede, col destro, lui che nasce sinistro. Chicche per la gioia dei tifosi, anzi per la loro goduria, e per scalare il pantheon nerazzurro.
Monaco può dare una grossa mano, a lui e ai suoi compagni. Quel piatto destro in anticipo su Araujo ha rimesso l'Inter dentro la partita quando già i primi tifosi infedeli avevano lasciato lo stadio (e ben gli sta se poi non li hanno fatti rientrare).
Il sinistro di Frattesi, quasi un colpo di biliardo, mira e gol in buca d'angolo, ha aperto il check-in per la Baviera e forse definitivamente chiuso l'opzione check-out per il romano, sapremo in estate. Resta che 2 notti come quelle contro Bayern (gol a Monaco) e Barcellona (gol per Monaco) già valgono mezza carriera. Vedremo il 31 maggio se il triangolo si chiude.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.