Franco Ordine
Un addio struggente e romantico, come si conviene a un autentico innamorato d'altri tempi. Silvio Berlusconi ha spiegato così, dopo i giorni seguiti alla firma del preliminare col gruppo cinese, scanditi peraltro dalla commozione e dal dolore fisico per il distacco, la cessione del suo grande affare di cuore, il Milan. Efficace la sintesi contenuta nell'incipit della lettera aperta pubblicata ieri sera sulla sa pagina Facebook: «Trent'anni fa ho acquistato il Milan per amore. Lo cedo per un atto d'amore ancora più grande». Didascalica la spiegazione successiva, dedicata al motivo unico che lo ha spinto al grande passo: «affidare la squadra a un gruppo che ha le risorse necessarie e la volontà per riportare il Milan a competere con i maggiori club internazionali». Di qui la serenità, seguita alla commozione e al dolore, guadagnata nella convinzione d'aver agito per il bene del Milan, di cui, ecco la promessa solenne, «continuerò a essere il più fervido degli appassionati».
Silvio Berlusconi non sarà più il proprietario del Milan di cui conserverà la presidenza d'onore ma continuerà a esserne il primo dei tifosi, «con loro sarò sugli spalti a esultare e magari a soffrire sicuro che presto festeggeremo insieme nuovi successi». Sarà bene conservargli la sua solita poltrona in tribuna a San Siro. E proprio al popolo rossonero è dedicato un passaggio ancora più struggente, a dimostrazione plastica che non è rimasta traccia alcuna di qualche ingenerosa critica maturata negli ultimi tempi segnati da deludenti risultati.
Anzi il passaggio scritto dal presidente è diventato utile per marcare la differenza tra i milanisti e il resto del tifo italiano. Ha infatti definito il Milan «una squadra speciale e diversa da tutte le altre» ripetendo lo slogan coniato nell'estate del '90 quando dal balcone di un albergo di Vienna (dopo la seconda coppa dei Campioni vinta col Benfica) definì il suo Milan «più forte dell'ingiustizia, dell'invidia e della sfortuna». Inevitabile il ricordo e il ringraziamento dedicato agli altri protagonisti dei successi «senza uguali»: «i grandi giocatori, gli allenatori, i dirigenti, molti di loro faranno parte della leggenda del calcio che hanno contribuito a scrivere con vittorie straordinarie in Italia, in Europa e nel mondo».
Nelle stesse ore, da Pechino, si è fatta viva la Sino Europe guidata dal presidente Li Younghong e dal direttore esecutivo Han Li per confermare ufficialmente la decisione di affidare la gestione del prossimo Milan cinese a Marco Fassone col ruolo di direttore generale e ad del club ma soprattutto per dare conto di una scelta strategica effettuata nei giorni scorsi. E cioè creare, con sede in Europa, una holding nella cui pancia saranno custodite le azioni girate dalla Fininvest in occasione del closing previsto per la prima settimana di novembre.
Si chiamerà Rossoneri spa per un motivo molto semplice: perché dalle parti di Pechino il Milan è chiamato così, rossoneri, e diventerà quindi un richiamo marketing di grande effetto. Lo scopo è quello di sottrarsi alle rigide ferree regole del governo cinese e rendere più agile il trasferimento di fondi in Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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