Addio a Tomà sopravvissuto per 70 anni al Grande Torino

di Roberto Perrone

L a sua sliding door l'ha attraversata per un infortunio ai legamenti del ginocchio. Fino agli anni '80, un calciatore su due con quella lesione smetteva di giocare o comunque non raggiungeva più lo stesso livello di prima. Difficile, poi, riuscirci con la responsabilità, con il peso di chi si sente un sopravvissuto, di chi ha perso amici e compagni, di chi ha scampato la morte e per tutta la vita si chiede il perché. Sauro Tomà, scomparso ieri all'età di 92 anni, da calciatore ha imboccato la parabola discendente a 24, ma nel suo caso l'infortunio gliene ha regalati altri 69 da vivere. Tomà, difensore del Grande Torino, non salì sul G-212 della Fiat che il 4 maggio 1949, alle 17.05, si schiantò sulla collina di Superga. Morirono in trentuno passando oltre la nebbia assassina direttamente nella leggenda. Con Tomà, erano rimasti a terra il secondo portiere Renato Gandolfi, mancato nel 2011, Ferruccio Novo, il presidentissimo, alle prese con una brutta ma salvifica broncopolmonite e il mitico radiocronista Nicolò Carosio (cresima del figlio).

Sauro Tomà, l'ultimo sopravvissuto, era lunigiano di origine, ma nacque a La Spezia, quartiere di Rebocco. I primi calci li tirò nel Rapallo Ruentes, transitò nella Vogherese e ritornò nello Spezia, prima di arrivare al Torino nel 1947. Il trasferimento fu bloccato per presunti problemi polmonari ma Tomà si pagò nuovi esami di tasca sua e approdò nello squadrone, dove divenne la riserva naturale di Maroso e molto amico di Valentino Mazzola. I compagni lo chiamavano due metri e settanta, perché i suoi rinvii non superavano i tre metri. Ma il rilancio più importante glielo regalò la sorte. Finì la carriera tra Brescia e Bari. Il suo vero ruolo divenne quello di custode del ricordo, di testimone. L'esistenza avuta in dono la consacrò alla memoria degli Invincibili.

Partecipava a tutti gli eventi granata, scrisse alcuni libri, il più famoso Me grand Turin. Si stabilì non distante dal Filadelfia. Ora si è ricongiunto, attraverso un'altra sliding door, che forse è stato felice di attraversare, con i suoi compagni.

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