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Adesso la Signora in rosso si scopre debole, nuda e mostro da prima pagina

Debiti, scelte sbagliate, 'ndrangheta fra i tifosi, caso Suarez e ora l'indagine di Torino

Adesso la Signora in rosso si scopre debole, nuda e mostro da prima pagina

La Juventus conosce bene il sistema della giustizia italiana. Quando si deve abbattere un governo, o lo si supera sul campo, quello della competizione elettorale o agonistico, o si ricorre alla magistratura, che, «piaccia o non piaccia» (come disse con la sicumera da repertorio Narducci Giuseppe magistrato principe di calciopoli) fa quello che vuole o si desidera che voglia, evitando carte e voci che potrebbero completare l'opera investigativa rivolgendola ad altre parti, stranamente escluse. La Juventus squadra, nel duemila e sei, fu condannata e penalizzata, il suo governo venne fatto saltare definitivamente. Oggi i mostri in prima pagina appartengono allo stesso club e due di essi, il presidente Andrea Agnelli e il suo vice Pavel Nedved, facevano parte di quello stesso gruppo, pur avendo poi interrotto, senza alcuna riconoscenza, qualunque rapporto con esso. L'indagine non è conclusa, la parte relativa alle intercettazioni e ai collegamenti con i procuratori, va chiarita, ogni comportamento illecito, ai fini dei codici, andrà punito ma la sensazione è che la Juventus e i suoi attori siano oggetto comodo per individuare il male. La vicenda dell'esame fasullo di Luis Suarez, spacciata come passaporto falso che in verità ha riguardato altre figure e altri club, aveva già aperto i giochi dei giudici, giochi che non si sono ancora conclusi. La questione della colleganza con ambienti criminali, la ndrangheta infiltrata nella tifoseria bianconera, non è stata affatto assorbita da alcuni membri della famiglia, l'immagine ne è uscita profondamente macchiata. Il collasso economico e finanziario della società ha accentuato i rumori attorno alla dirigenza, soprattutto sulle scelte di passione, da tifoso del presidente, distante dalla saggia gestione amministrativa del padre che ne aveva affidato la conduzione ad Antonio Giraudo. Un disastro contabile che ha suggerito all'azionista di riferimento, John Elkann, l'inserimento di Maurizio Arrivabene come Ceo, per riequilibrare una conduzione scriteriata.

Questa nuova ultima situazione esplode sui mezzi di informazione dopo che la stessa Juventus aveva emesso un comunicato che preannunciava lo tsunami: «... la società esposta al rischio che ad esito della verifica ispettiva in corso la Consob adotti provvedimenti sfavorevoli per il club... ove all'esito dell'eventuale procedimento... potrebbero verificarsi impatti negativi anche significativi sulla reputazione e sulla situazione economica e patrimoniale dell'Emittente e del Gruppo...».

La procura di Torino, dall'aprile scorso, ha avviato il proprio lavoro e in questi sei mesi non si era segnalato alcun intervento degli organi istituzionali del calcio, per affiancare gli inquirenti e avviare una inchiesta sul club di Torino e sulle altre società. La sensazione, chiara, netta, è che la Juventus sia nuovamente oggetto fastidioso e, al tempo stesso, di facile messa a fuoco, così come è accaduto e accade in politica, puntualmente, con Silvio Berlusconi, a prescindere da responsabilità oggettive su fatti e circostanze. Mi chiedo se i componenti della famiglia, da Maria Sole Agnelli a Cristiana Brandolini d'Adda Agnelli, le sole due superstiti figlie di Edoardo Agnelli, insieme con altri membri della dinastia abbiano ancora e sempre intenzione di partecipare, non soltanto finanziariamente, agli eventi che riguardano il club. Ridimensionata Fiat, ridotta alla crisi contabile e morale Juventus, il futuro sarebbe da definire, al di là dei risultati della squadra di calcio, un futuro che riguarda gli investimenti sempre più onerosi, alla luce della pesante situazione attuale. La vicenda non si concluderà prima di alcuni anni ma ormai il prestigio di Juventus è messo ancora una volta a dura prova, le sentenze del popolo già definite, quelle dei giudici sembrano una nota a parte, l'assoluzione eventuale, una notizia fastidiosa. Di solito si gioca contro un avversario, manifesto, questa partita è uguale ad altre già viste, uno contro tutti e tutti contro uno.

Si avverte il ghigno di chi ritiene, come sempre, di avere le mani pulite.

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