La Juventus ha la sua frontiera: gli arbitri, chiamati a dirigere la squadra bianconera, dovranno evitare di provenire da Napoli e provincia, eventualmente dal Lazio, Roma capitale compresa, dalla Toscana fiorentina e, ovviamente dalla Lombardia, regione nella quale militano due concorrenti della stessa Juventus. Sembra una barzelletta ma non fa ridere nessuno. Eppure è la tesi dell'amministratore delegato della società bianconera quotata in Borsa riferita all'arbitro Marco Guida da Torre Annunziata. Il postpartita di Juventus-Genoa ha bruciato le parole, le immagini e tutto quello che in queste ore era stato dedicato al decennale in memoria di Gianni Agnelli. Lo stile Juventus? Una balla colossale, inventata da qualche ignorante e cortigiano che non conosceva e non conosce bene le cronache di football. Si può comprendere la rabbia di Antonio Conte, lui vive in modo passionale gli allenamenti, figuratevi le partite, il suo carattere fumantino lo porta a gesti e comportamenti che appartengono ancora al suo passato di calciatore-capitano, le vicende che lo hanno coinvolto hanno scoperto ulteriormente i suoi fili elettrici. Ma la società? Andrea Agnelli fa l'avvocato così ha detto: «Le reazioni nel mondo del calcio ci sono sempre state e continueranno a esistere anche dopo la nostra di ieri sera. Detto questo ci risulta con piacere che quando succedono a noi sono sempre enfatizzate. Ma dal nostro punto di vista rimaniamo sereni. Sull'opportunità di certe designazioni interverrà il designatore. In base alle designazioni che vedremo in futuro capiremo se sono state valutate opportune o meno. Quelli espressi ieri da Conte e Marotta sono ragionamenti legittimi, abbiamo partite molto importanti, i protagonisti lo vivono con la giusta dose di emotività e agonismo, quindi è molto difficile chiedergli di comportarsi da lord inglesi a fine gara, specialmente quando un episodio eclatante avviene allo scadere della partita».
Agnelli ha preso il posto di Paolillo all'interno dell'Eca (Euroleague Economical and Commercial Assets), questo dovrebbe portare il presidente bianconero a uscire dal cortile e dal condominio nostrano nel quale, invece, la Juventus sembra voler strepitare con le altre inquiline. Le illazioni e le insinuazioni dell'amministratore delegato oltre a non essere opportune o eleganti appartengono a una logica pericolosa. Il dopo partita di sabato potrebbe costare carissimo alla squadra e dunque al club, il comportamento di alcuni giocatori, anche dell'infortunato Chiellini, dello stesso allenatore potrebbero portare a sanzioni disciplinari severe. Non è necessario essere lord ma ricordarsi chi si rappresenta, un club, una storia. La Juventus appunto. Il resto è demagogia.
Lo stesso affare Anelka conferma come la società navighi tra le nebbie. Il francese è un ex calciatore, preferisco non riferire quello che tre illustri suoi connazionali, che lo hanno preceduto a Torino, di lui oggi pensano. Ricordo che Nicolas Anelka, al di là delle sue qualità tecniche, è stato squalificato per diciotto partite dalla federazione calcistica francese per le frasi minacciose e volgari rivolte all'allenatore Domenech. Lo stesso Anelka, Abdul-Salam Bilal da quando si è convertito all'islam, fu sospeso per quarantacinque giorni dal Real Madrid per non essersi presentato per tre giorni consecutivamente agli allenamenti di Del Bosque (Anelka fu pagato 60 miliardi di lire, il re Juan Carlos lo invitò a corte per un galà di gemellaggio Francia-Spagna ma il calciatore pose come condizione che l'invito venisse allargato a tutta la sua famiglia, seduta allo stesso tavolo del sovrano!). Passato al Paris Saint Germain ebbe uguali problemi con l'allenatore Fernandez che lo mise fuori rosa. Idem in Inghilterra con un tecnico francese, Gerard Houllier, al Liverpool. In Cina ha giocato 24 partite realizzando 3 gol, una media da «top player».
Il sito de l'Equipe ha lanciato un sondaggio tra i lettori: Nicolas Anelka alla Juventus: vi piace? Su 31.
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