Roma Un pareggio che fa male, forse ancora peggio della batosta subita dal Bayern in casa. Il paragone più brillante e indicativo della beffa di Mosca l'ha dato Francesco Totti, che nel gelo russo stava per risultare decisivo come nella campagna in terra d'Albione a fine settembre. «È come aver preso un cazzotto da Tyson, una grande squadra deve saper gestire il vantaggio», la riflessione dal retrogusto amaro del capitano. Per sviluppare gli anticorpi della Champions, svaniti dopo troppi anni di non partecipazioni e impossibili da far crescere nell'asettico campionato italiano, servono forti dosi di vaccino. Ma regalare 75 metri di campo per quasi un tempo a un avversario inferiore dal punto di vista tecnico, fa rischiare beffe e figuracce. Altro che vaccinazioni, si rischiano fortissimi mal di testa dopo il febbrone rimediato nella disfatta con il Bayern.
Partendo dal presupposto che l'ultima sfida del girone con il City è stata sempre considerata la partita chiave sin dall'avvio dell'avventura, i mal di pancia dei big della squadra sono un segnale che alcune certezze che parevano consolidate si stanno piano piano sfaldando. E purtroppo non solo da martedì. Lo dicono i cazzotti, quelli veri, dei giocatori agli armadietti degli spogliatoi pochi minuti dopo il gol beffa di Valery Berezutski. Lo dicono le dichiarazioni dei protagonisti, dal Florenzi lucidissimo in campo pur da estemporaneo esterno destro di difesa («ce lo siamo meritati, nel secondo tempo siamo stati troppo dietro») al De Sanctis salito immediatamente sul banco degli imputati per il gol incassato («ma ora non dite che è colpa mia perché mi incaz... di brutto, ho inutilmente urlato alla squadra di salire»). E se si considerano le tre occasioni fallite, il minimo sindacale per anelare a una vittoria in Champions, c'è da aspettarsi qualche panno sporco da lavare in casa e non in pubblico come ha fatto il portiere giallorosso, che pure qualche colpo a vuoto - complice forse una condizione non al top - lo sta mostrando.
Nel mirino finiscono anche le scelte di Garcia, incapace di sferzare una squadra che con il passare dei minuti stava paurosamente arretrando nella sua metà campo e forse colpevole di aver buttato nella mischia uno Strootman ancora non al meglio in un finale che poteva regalare qualche brutta sorpresa. L'atteggiamento del gruppo in campo è parso sbagliato e da qui nasce la critica costruttiva di Totti: il voler speculare sulla difesa, costretta a un superlavoro, senza per altro innescare efficaci ripartenze (con le punte che hanno assistito poco i compagni e raramente hanno azzeccato passaggi o dribbling) è stato l'errore più clamoroso del pomeriggio gelato di Mosca.
Da tempo, come si è visto nelle ultime uscite, la Roma ha perso alcune caratteristiche del suo gioco, dalla velocità alla brillantezza passando per la precisione dei passaggi. E se il passaggio del turno nel gruppo europeo forse più difficile è ancora possibile - potrebbe bastare anche un pari se il Cska farà lo stesso risultato a Monaco, sta a Garcia iniziare a pensare a un possibile cambio di rotta. Già dalla partita con l'Inter di Mancini, un test probante che cade a pennello. In attesa che si torni nella scuola dei grandi per l'esame più importante dell'era americana.
Magari con un'infermeria meno piena (fondamentale il recupero di Maicon, ammesso che si sia creata una vera spaccatura tra lui e lo staff di Garcia sul lavoro approntato per il brasiliano) e una ritrovata fiducia nei propri mezzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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