Fiorentina bestia nera, ma Pato palla al piede

Il Milan e il suo allenatore ancora una volta giustiziati a San Siro Il Papero emblema della crisi. Scelte iniziali sbagliate, errori sui gol

Promossa, a pieni voti, la Fiorentina di Montella. È quarta e può ancora migliorare lungo la strada. Bocciato, senza giustificazione alcuna, il Milan di Allegri. Forse è una piccola laurea per i viola, capaci di centrare il quarto successo consecutivo e di ripetere a San Siro il successo del torneo precedente. Allora di fatto strapparono lo scudetto dal petto del Milan, ieri hanno ricacciato indietro i resti della vecchia armata rossonera facendola scivolare malinconicamente nelle retrovie della classifica. La Fiorentina è diventata così la bestia nera del Milan di Allegri. È giusto definire, senza alcuna enfasi, un piccolo Barcellona questa squadra che fa del possesso palla e delle geometrie il suo piccolo segreto. Tanti, tantissimi sono i volti nuovi, tutti provenienti da club non di primissima fila: per esempio Borja Valero, preso dal Villareal (lo stesso club di Zapata finito invece a Milanello), per esempio Pizarro lasciato partire da Trigoria come un ferro vecchio, per esempio Rodriguez, regista difensivo di grande affidamento. Alzi la mano chi ne ha sentito parlare prima di qualche mese fa. Complimenti anche a Pradè, il ds fiorentino. Il merito straordinario di Montella è aver trasformato questo gruppo cosmopolita in una squadra, con uno spartito preciso, giocate essenziali, possesso palla e un quarto posto che brilla nella domenica milanese. Neppure l'assenza dell'unica stella, Jovetic, è riuscita a ridimensionare la cifra tecnica dei viola che si è giovata, nella circostanza, delle solite ingenuità altrui.

E qui cominciano le dolenti note relative al Milan. Che si ritrova alle prese con la sesta sconfitta in dodici sfide, il 50 % addirittura delle partite a disposizione. Sono numeri inquietanti, altro che zona Europa league. Di sicuro possono far riaffiorare tutte le insicurezze del gruppo e dare nuova linfa alla sfiducia vistosa nutrita nei confronti del tecnico il quale continua a fare scelte sbagliate nel primo tempo e a rincorrere nella ripresa miracolose correzioni. La bocciatura rimediata ieri è ancora più clamorosa per le modalità, a cominciare dai due primi gol, subiti, udite udite, da fallo laterale addirittura con l'aggiunta di alcuni erroracci, quello di Mexes su tutti. Nemmeno in promozione si possono giustificare, figurarsi in serie A! Sul primo, Toni "spizza" una palletta che Aquilani può comodamente mettere in buca, sul secondo Borja Valero addirittura trova il burro passando tra Montolivo e Mexes. Niente da dire sul 3 a 1 rotondo e meritato che ha sotterrato il Milan sotto una valanga di onesti fischi da parte del pubblico amico: a quel punto la squadra era ridotta in dieci (Bonera, stirato, è dovuto uscire senza la possibilità di essere rimpiazzato), con Boateng al posto di Ambrosini, insomma un bel po' scombinata.

Col Milan bocciato platealmente, è il caso di segnalare un calciatore simbolo dell'attuale condizione penosa del club rossonero: Pato. Troppo presto critici superficiali l'hanno dato per rilanciato, resuscitato. È bastato un golletto al Malaga, con un colpo di testa neanche irresistibile, per decretare un risorgimento che è precocemente tramontato volando sopra la traversa insieme col rigore del possibile 1 a 1. Il giovane brasiliano è stato una palla di piombo al piede del Milan per tutta la prima frazione. Il Milan è tornato in partita nella seconda frazione per mezz'ora: merito di un migliore disegno della squadra (via Emanuelson, via Pato, dentro Bojan e Pazzini), di qualche timidezza della Fiorentina e del sigillo di Pazzini. Ma non sempre è possibile rimediare lungo la partita alle scelte sbagliate iniziali.

Eppure la cospicua differenza tra Milan e Fiorentina è sempre stata molto più plastica: di qua una squadra incapace, nonostante gli sforzi di Montolivo,

di apparecchiare calcio, di là invece schemi scolpiti, ritmo esuberante, precisione nei passaggi vicina alla perfezione. Ecco perché la sconfitta ha ricacciato indietro, nel tempo e nei guai, anche la panchina di Allegri.

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