Allegri e la lezione di Barça alla Signora delle rimonte

I bianconeri hanno ribaltato 5 gare in serie A e vinto 21 delle ultime 22 partite. L'allenatore ai suoi: "Campionato chiuso? Il Barcellona aveva già vinto tutto"

Allegri e la lezione di Barça alla Signora delle rimonte

Fossimo ancora ai tempi dei cartoni animati di Nick Carter in televisione, Allegri potrebbe fare la parte di Ten. Ovvero del Saggio della situazione: «Abbiamo già vinto? Guardate il Barcellona. Una settimana fa sembrava che avesse già fatto proprie Liga e Champions, invece ora è fuori dall'Europa e rischia la rimonta in campionato». Via con gli scongiuri in salsa bianconera, allora. Pur se pare strano immaginare una Signora rimontata lei che delle rimonte si è dimostrata maestra in tutta la stagione: cinque gare rovesciate come un calzino quando mancano sei giornate al termine del campionato e con un vantaggio così cospicuo.

Per di più ospitando oggi il povero Palermo di questi tempi, con Ballardini di nuovo in panchina e l'ineffabile Zamparini che, dopo avere fatto fuoco e fiamme per mesi, ha spiegato che «retrocedere non sarebbe un dramma». Chi lo capisce è bravo, alla fin fine. La Juve non ha di questi problemi e ci mancherebbe altro. E non deve avere nemmeno giramenti di testa né rimpianti, dopo l'uscita del Barca dalla Champions, perché «nei gironi si può recuperare ma negli scontri diretti gli episodi possono andare a favore oppure contro. Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare: il nostro prossimo obiettivo sarà disputare una grande coppa».

Per intanto, Palermo. Con Dybala recuperato e magari in campo dal primo minuto: Allegri non lo ufficializza, ma così dovrebbe essere. La Joya non vede l'ora: ha lavorato anche nei giorni di riposo, ha saltato due partite di campionato (con in mezzo la sosta) dopo avere fatto da spettatore contro il Bayern e tornare contro la squadra che lo ha portato in Italia gli restituirebbe un po' di buon umore. Di mezzo ci sono anche numeri personali che non sarebbe male aggiornare: finora ha segnato 18 reti, tre sole meno di Tevez nel suo primo anno juventino. E se i 14 gol realizzati in campionato rappresentano il record personale, la media di 0,45 reti a partita è già meglio di quella dell'Apache (0,43): all'andata (successo per 3-0) non comparve nel tabellino marcatori, oggi chissà e comunque scendere in campo sarà già un primo obiettivo. Non che i suoi compagni necessitino per forza di cose del suo apporto, però stare a guardare non piace a nessuno pur se in casa Juve è vietato sentirsi indispensabili: «Non siamo dipendenti da nessuno così Allegri -. Abbiamo una rosa omogenea, dove tutti vogliono raggiungere un traguardo storico. Oltre ai vecchietti, che stanno disputando una grande stagione, abbiamo giocatori di qualità con un futuro importante».

Testa al campo e basta, rimandando ancora il proprio rinnovo del contratto («non ci saranno problemi»), non pontificando su questioni altrui («lo sconto della squalifica di

Higuain non ci riguarda») e ribadendo che «sarebbe da irresponsabili non capire quanto è importante non lasciare punti per strada ora». Difficile che i suoi protagonisti di 21 vittorie nelle ultime 22 partite non lo ascoltino.

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