Milanello Da dove può ripartire il povero Milan? Non certo dalla scaramanzia (finora ha vinto in campionato solo contro due squadre dalla maglia rosso-blu, Bologna e Cagliari) e nemmeno dalla solita stucchevole condizione di Allegri (da riferire la sua battuta sull'ultima spiaggia: «io sono di scoglio»). Il più povero Milan degli ultimi tempi può ripartire da alcuni punti fermi. Ecco il primo: la conferma del modulo. La difesa a 3, che ha dato sicurezza all'impianto e rilanciato nel ruolo di leader Bonera, non sarà più modificata. Meno male. «Penso di ripeterla perché è il modulo più offensivo che possiamo mettere in campo», la spiegazione di Allegri. Con delle modifiche, naturalmente, rispetto a Malaga. Che prevedono Yepes al posto di Acerbi ed Emanuelson invece di Constant. Due ritocchi di spessore. In futuro è possibile anche qualche variazione sul tema con un centrocampista (tipo Ambrosini o De Jong) nel ruolo di centrale, replicando il famoso esperimento di Prandelli all'europeo con De Rossi. Secondo punto fermo: è venuto il momento in cui Pato deve mollare gli ormeggi, convincersi di essere ormai guarito muscolarmente, e tornare a incarnare quel bomber capace di mietere gol a ripetizione nei primi anni di carriera rossonera. «Sta molto meglio» è il giudizio con cui Allegri ha provato ad accompagnarlo verso un rendimento meno deludente di quello fin qui registrato negli spezzoni di Roma e Malaga. Terzo e ultimo punto fermo: Boateng, dopo il castigo ricevuto in Champions, può rientrare stasera contro il Genoa per dimostrare (se ci riesce, ma i dubbi sono legittimi) di aver capito al volo la lezione. «A star fuori non si è divertito» l'osservazione di Allegri che spera in un colpo di reni, una sorta di improvviso ravvedimento, tipo quello avvenuto nel passato torneo a Lecce allorquando, partendo dalla panchina dopo l'intervallo, realizzò la clamorosa rimonta firmando 3 dei 4 gol ottenuti dal Milan.
Tutte le raccomandazioni di Allegri («dobbiamo essere più lucidi e più precisi nel tirare in porta») devono condurre a un solo risultato, indispensabile per salvare la ghirba e rimettere in sesto i conti della classifica. Perché, a dispetto delle comunicazioni riprese con il presidente Berlusconi («ci siamo sentiti mercoledì prima della Champions»), non è pensabile che la società continui a sostenerlo e a puntellarlo ogni giorno in assenza di evidenti miglioramenti di gioco e classifica nelle prossime tre sfide di campionato che non sono poi difficilissime (in sequenza Genoa, Palermo fuori e Chievo a San Siro) pur riconoscendo l'inutilità di un eventuale esonero. E allora ecco la richiesta di sostegno del pubblico, ecco il richiamo, di un cronista, alla famosa espressione di Dan Peterson, «sputare il sangue». «Non ho niente da rimproverare sul piano dell'impegno alla squadra» è la protezione offerta allo spogliatoio che fino a ieri non ha mai voltato le spalle all'allenatore. Anzi ha ripetutamente firmato dichiarazioni di pubblica solidarietà.
«Avrei scelto di farmi da parte solo se avessi capito che la squadra non riusciva a seguirmi» è l'ultima confessione di Allegri che può recuperare Abbiati in panchina e Abate per il baby De Sciglio, rimasto a casa a rifiatare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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