L'allievo ha superato il maestro. L'allievo diligente è stato Beppe Marotta, partito dalla segreteria del Varese ai tempi di Colantuoni presidente e Fascetti allenatore, per arrivare in cima alla piramide del calcio italiano e al vertice della Juventus tra successi in provincia di grande spessore (alla Samp per esempio, all'Atalanta) e molte attraenti scoperte. Stretto nella sua grisaglia d'ordinanza, era possibile incrociarlo in via Turati con Giovanni Carnevali (ora ad del Sassuolo) e Ariedo Braida ai tempi del Milan club da imitare, senza divisioni, organizzazione perfetta, un blocco al comando, presidente, ad e ds. Forse per questa sua frequentazione, dicono i più maliziosi, appena capì che il Milan era tagliato fuori dall'operazione, si lanciò su Tevez trascinandolo a Torino tra scetticismi poi smentiti. Adesso è la Juventus, sul campo e in società, il club da imitare per governance scolpita, capacità di gestire le curve più insidiose e poi vincere, anzi stravincere, cinque scudetti di fila addirittura. Eppure l'arrivo di Beppe a Torino fu accompagnato da qualche censura di troppo: la scelta di Delneri, gli acquisti di Krasic e della coppia brasiliana Diego-Felipe Melo gli garantirono giudizi irriverenti.
Tutto dimenticato. Perché Marotta non ne sbaglia una di mossa, sia in materia di cessioni (Vidal e Coman sono un capolavoro) che negli acquisti, specie se gli riesce di rimpiazzare in un colpo solo Pirlo, Tevez e persino Vidal, proponendo Dybala alla corte di Allegri scelto al volo quando Antonio Conte lasciò il ritiro. Anche allora il tifo bianconero bocciò l'operazione senza provocare una sola perplessità.
Formidabile lo scouting, collaudata l'intesa con Paratici che è l'uomo-mercato e alle spalle di tutti l'ombra lunga di Andrea Agnelli, il presidente, scortato da Nedved. L'allievo ha studiato molto e alla fine ha superato quel maestro frequentato in via Turati.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.