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All'Inter serve più Mancini che Mazzarriil commento 2

Non c'è nulla di più impietoso dei numeri che accompagnano il campionato dell'Inter (tralasciando le coppe): 16 sconfitte su 38 partite, 57 gol segnati contro i 55 segnati. Le reti realizzate sono in linea con le squadre migliori (l'Udinese a quota 59). Quelle subite con gli ultimi della classe: solo il Pescara (84) ha incassato più gol. Quindi meglio partire da quel che Moratti non dovrebbe fare: confermare l'allenatore. Troppi gol incassati nello stesso modo, con le stesse divagazioni, errori ed omissioni. Caso classico in cui conta la mano del tecnico.
E così per l'assetto difensivo globale della squadra ed anche per il modo di giocare, predisporsi in campo, prestarsi con concentrazione ed attenzione. Se un tecnico non riesce a curare almeno uno di questi problemi, non c'è alibi che tenga, non ci sono infortuni che ti possano stroncare. Le colpe dell'Inter sono globali, non solo dell'allenatore. Ma Stramax ci ha messo l'asso: ha commesso errori senza mai imparare la lezione. Ha peccato di presunzione, si è aggrappato agli alibi, si è provato in qualcosa di più grande di lui. Contano l'esperienza calcistica, l'età e forse il talento: Stramaccioni non ne ha (aveva) abbastanza.
All'Inter sono migliorati anche Mancini e Mourinho, non così Lippi annebbiato dal suo SuperIo. Però Moratti non può permettersi di far crescere in pace un allenatore. Se ci proverà con Stramaccioni significa che non ama più la squadra come una volta. Si sarà seduto sulla sedia a dondolo del sopravvivere calcistico. L'Inter non può permettersi un altro anno in buca. Dunque serve un allenatore che garantisca risultati, la capacità di sbarazzarsi di preparatore atletico e medico, chiuda la porta a tutti gli spifferi societari che hanno strizzato e mandato fuori giri decine di allenatori.
Per farla breve, serve più un Mancini che un Mazzarri. L'uno conosce tutte le trappole nerazzurre ed ha dimostrato di saper costruire e tener lontano amici e nemici. Mazzarri sa costruire ma non garantisce sul carattere e sulla forza dei nervi distesi. Con il Napoli ha dimostrato di gestire bene una squadra, mai di farla diventare grande con il risultato che cambia la vita e la faccia di un campionato. La squadra si è sempre imbizzarrita davanti all'ostacolo più alto.
L'Inter ha bisogno di rifondarsi: nei quadri tecnici e in quelli societari. Discorso che sembra un leit motiv ascoltato più volte nell'era morattiana. Serve gente che capisca calcio, non solo che parli calcio. Il quadro tecnico (se restasse Stramaccioni) dovrebbe essere integrato da un personaggio che curi in particolare l'arte della difesa e da un altro che lavori sul modo di attaccare. Stramaccioni dovrebbe tirare le somme, essendo incapace (questo lo ha detto il campionato) di gestire in prima persona la capacità difensiva. Il calcio moderno esige un lavoro di equipe che includa un nutrizionista, un bravo preparatore atletico e in grande feeling con il tecnico, un medico capace di trovar la via più breve per far guarire i giocatori e capisca quando i suddetti ci sono o ci fanno.
Inutile dire che servano buoni giocatori: fra quelli messi in lista per ora si salva solo Icardi. Gli altri sono degni della panchina. L'Inter del futuro ha bisogno di un grande centrocampista-leader, altre tre punte (oltre a Milito e Icardi) e due giocatori di fascia. Sarebbe ora che il clan argentino contasse meno e che i grandi vecchi finissero nell'album dei ricordi. Ricetta troppo semplice perché vada a buon fine.

Anche perché i buoni giocatori bisogna saperli scegliere.

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