Alonso e i suoi "fratelli". Partita a 5 per il trono F1

Il ferrarista è il più abile nel gestire la tensione, Hamilton il più pericoloso. Vettel il più imprevedibile, Webber mina vagante. E la Rossa teme Kimi

Cinque piloti in 47 punti. Sette Gran premi da disputare. Fernando 37 lunghezze davanti ad Hamilton. Il vantaggio c'è, è consistente, è tornato a livelli pre Belgio, pre volo, pre schianto di Grosjean sopra di lui, pre zero punti del ferrarista con Button vincente e Vettel subito dietro e tanta paura di vedere il mondiale riaprirsi. «Sono gli altri che sono fuori in caso di uno zero punti, non io» aveva detto lo spagnolo venerdì e così è stato. Praticamente fuori dai giochi Button (101 punti), ko a Monza, per un problema di pescaggio della benzina. E quasi fuori Webber finito pure lui sul tappeto. Anche il suo compagno Vettel è andato a vuoto, ma il miglior punteggio e lo status di prima guida nel team lo tengono ampiamente in corsa. Per cui è il momento di analizzare pro e contro dei cinque ragazzi che da Singapore, fra due domeniche, al Gp del Brasile, il 25 novembre, si giocheranno il titolo.

ALONSO (179 punti, 3 vittorie) Non è mai stato così in forma. Chi lo conosce racconta di un Fernando nel pieno di quei tre-quattro anni magici che attraversano sempre la carriera dei grandi piloti. Anni in cui tutto è possibile, anni che se l'auto non va bene ci pensa il pilota a metterci una toppa di un paio di decimi regalati che camuffano una monoposto disastrosa in una dignitosa. Anni che quando invece la monoposto, magari nata male come la F2012 ma poi resuscitata, sa regalare soddisfazioni, i due decimi al giro offerti dal pilota per stato di grazia la trasformano in auto fenomenale. Dalla sua Fernando ha poi la capacità di saper lottare punto su punto per il titolo. L'ha fatto nel 2005 contro Raikkonen, l'ha fatto nel 2006 contro Schumi. Trionfando in entrambi i casi. Per la verità l'ha fatto anche nel 2010 ma poi è arrivata la scellerata gara di Abu Dhabi. Come punto debole ha avuto per lungo tempo Massa compagno addormentato, ma da due gare Felipe è sveglissimo e voglioso di rinnovare con la Rossa.

HAMILTON (142 p.ti, 3 vittorie ) Lewis dispone della miglior macchina attualmente in pista, capace di vincere sulla lenta Budapest, capace di vincere sulla veloce Spa, capace di vincere sulla molto veloce Monza. Per cui è sereno Lewis, mentre fa l'occhiolino alla Mercedes e la McLaren gli dice «resta con noi che vinci». Il team inglese prova infatti a ricucire con lui dopo il ko di Button. Per la lotta iridata la squadra avrebbe preferito affidarsi a Jenson, più rassicurante per stabilità di reazioni. E invece niente, il biondo inglese da Monza è fuori e ha già detto «io non aiuterò Lewis». Tutto da verificare, certo, però parla la storia della McLaren: da sempre team a due punte, non è la Ferrari. Questo per dire che Lewis la inquieta e inquieta: è certamente il pilota dal piede più pesante, ma è anche il pilota meno pensante. A Monza con Massa al via, prima staccata, lo si è capito una volta di più. Se solo Felipe avesse insistito, Hamilton sarebbe caduto nella trappola di cozzare e dire addio a vittoria e sogni mondiali.

RAIKKONEN (141 p.ti, 0 vittorie) La Ferrari che lo conosce lo teme. Però, dopo che i tecnici federali hanno ricondotto a più miti consigli gli ingegneri Lotus, quindi centraline più morigerate e a norma, Kimi fa buone gare ma la sua monoposto non pare avere più la zampata. Però lui va sempre a punti. Salvo il ritorno di certe furbate tecniche, difficile possa restare in corsa fino all'ultimo ma, gelido com'è, occhio... Tanto più che un finnico di nome Rosberg, nell'82, riuscì a vincere il titolo conquistando un solo Gp.

VETTEL (140 punti, 1 vittoria) Il due volte iridato - unico del gruppetto di testa - lotta per il vertice da quattro anni di fila. Per cui ci ha fatto il callo e questo è un vantaggio. Punto debole, al momento, la sua Red Bull molto furbetta in passato che ora lo è molto meno visto che i commissari tecnici Fia la tengono d'occhio. I problemi di affidabilità sono conseguenza della necessità di strizzarla al massimo per tirare fuori tutto. Seb ha però un difetto: abituato nelle ultime stagioni ad avere l'auto più veloce, quando insegue a volte pasticcia. Gli vengono i nervi.



WEBBER (132 punti, 2 vittorie) Lasciato libero di fare e disfare in un mondiale combattuto come questo potrebbe far meglio del compagno Vettel. Le due vittorie sono lì a dimostrarlo. Dove serve spregiudicatezza e pelo sullo stomaco, Mark c'è sempre. Ma in Red Bull sono tutti per Seb. E forse, stavolta, per Alonso è meglio così.

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