Altro che gioventù bruciata L'Italia verde è già vincente

Il Milan di Locatelli e il ritorno alle origini dell'Atalanta Toro: Benassi capitano. Lazio e Samp pescano all'estero

Altro che gioventù bruciata L'Italia verde è già vincente

Generazione di talenti. Sotto traccia, senza grandi titoli di giornali né interviste televisive (a eccezione del pianto a dirotto di Locatelli per il gol pazzesco realizzato col Sassuolo), il calcio italiano sta lentamente imboccando una nuova, virtuosa strada. Sulla spinta autorevole di qualche club dall'allure impeccabile (il Milan) e la partecipazione, al fenomeno, di antichi e collaudati vivai (l'Atalanta) oppure di club arrivati da pochi anni nel calcio che conta (Sassuolo). Il merito, in questo caso, oltre che di dirigenti dalla vista lunga, è degli allenatori che hanno avuto il coraggio di rinunciare a qualche straniero per fidarsi invece degli indigeni con cui condividono cultura calcistica, radici e lingua.

Il manifesto di questa nuova tendenza è rappresentato dal recente Milan-Sassuolo che, al netto dello spettacolare film della sfida, ha messo insieme un numero record di giovanotti alle prime esperienze di serie A. Montella sembra avere in tasca il manuale perfetto per far maturare i giovani talenti provenienti da un ricchissimo vivaio che deve le sue attuali fortune alla nuova struttura impostata da Galliani nel 2009 e all'arrivo di un talent scout di provata capacità, Mauro Bianchessi, formatosi all'Atalanta e alla scuola di Favini. È un metodo vecchio come il calcio stesso: poche ma ripetute presenze nel finale di qualche sfida, prima di lanciare Calabria (classe '96) al posto di Abate (vice-capitano), Locatelli (classe '98) al posto di Montolivo (capitano) e di preparare per il grande salto Zanellato (classe '98) e Plizzeri (classe 2000), terzo portiere nella rosa. Questa pattuglia, aggiunta a De Sciglio ('92), Romagnoli ('95) e Niang ('94), può garantire più di qualche soddisfazione per il futuro, specie se ci saranno, a gennaio, innesti di qualità.

Occhio anche alle dismissioni. Perché per esempio, col timbro del vivaio rossonero, in serie A sono arrivati con l'Atalanta Petagna (ceduto a 4 milioni più il 30% dell'eventuale rivendita), Cristante (5 milioni al Benfica) adesso al Pescara e Verdi al Bologna (1,5 milioni più percentuale sulla rivendita). Questo significa che è possibile anche fare cassa. Il Sassuolo di San Siro ha messo in vetrina Lirola, Pellegrini, Mazzitelli e Politano, fatto entrare dalla panchina Ricci e Iemmello, facendo quasi dimenticare l'assenza di Berardi, il gioiello destinato alla Juve.

Uno squillo di tromba è arrivato da Bergamo, storicamente una delle società da sempre più preparata in materia di settore giovanile e non solo per la collaborazione con Mino Favini. Dalla nidiata di Bianchessi, nella sfida contro il Napoli, sono spuntati in prima squadra un tris di difensori composto da Caldara (classe '94), Gagliardini (classe '94), Conti (classe '94) più, lungo il tornante della sfida, il centrocampista Grassi (classe '95), già ceduto al Napoli (8 milioni), reduce da un infortunio e rispedito al mittente in prestito per favorirne il recupero. Il tutto sotto l'egida di Gasperini, arrivato da Genova dove s'è dimostrato capace di lucidare il talento di qualche giovanotto bocciato alle prime esibizioni (Niang e Suso). A Torino, per occuparsi di Sinisa Mihajlovic che ha il merito indiscutibile del lancio di Gigio Donnarumma, c'è un altro segnale che può incoraggiare la tendenza. Benassi, classe '94, proveniente dal vivaio interista, è diventato il capitano granata che non è soltanto una promozione virtuale ma estremamente simbolica.

Nello studio sugli under 21 del campionato pubblicato a parte, c'è infine un altro dato interessante e che riguarda l'utilizzo degli

stranieri in giovanissima età. Qui spicca il primato di Lazio e Samp che però hanno utilizzato quasi tutti provenienti da altre nazionalità (8 a Formello, 7 a Bogliasco) a testimonianza che anche quel mercato è molto fiorente.

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