"Antonio vincerà, ma si deve calmare..."

Verso il Siviglia, l'ex portiere ammonisce. "L'allenatore si sfoghi in privato"

"Antonio vincerà, ma si deve calmare..."

Ivano Bordon è sicuro: «Domani la mia Inter batterà il Siviglia, conquistando l'Europa League. Certo, sarebbe stato meglio vincere lo scudetto, ma una coppa internazionale ha sempre un grande valore. Messi all'Inter? La vedo complicata. Il Barcellona rifonderà la squadra ma, al centro del progetto, continuerà ad avere Lionel».

Bordon si prepara al big match, una finale che gli fa venire in mente i ricordi di una carriera eccezionale.

Lui, simbolo di quella stagione d'oro che ha avuto nella «scuola italiana» degli anni '70 i migliori portieri del mondo. Ognuno col suo stile: «marchio di fabbrica» dal tratto inconfondibile. Riconoscibile da un semplice movimento. E da quel personale modo di tuffarsi; volo che per Bordon trova il perfetto corollario nell'aggettivo «elegante». Per Ivano, a un passo dai 70 anni, è l'ora dei bilanci, dei ricordi, dei racconti. Un tesoro umano e sportivo che la penna di Jacopo Dalla Palma fa brillare nell'autobiografia In presa alta (Caosfera Edizioni), sottotitolo: «Le parate di una vita di un portiere gentiluomo d'altri tempi».

Lei aveva pronosticato la finale Inter-Siviglia.

«Me lo sentivo».

Un successo maturato all'indomani della clamorosa polemica di mister Conte con la società nerazzurra.

«Io stimo Conte. E spero che l'Inter prosegua con lui il suo percorso di crescita. Ma...».

Ma?

«Credo che certi sfoghi vadano fatti in privato. A quattr'occhi con il presidente. Senza esternazioni mediatiche. Altrimenti si rischia di destabilizzare l'ambiente».

Esattamente l'errore commesso da Conte.

«È legittimo manifestare dissenso con le scelte della società. Anche alcuni miei vecchi allenatori lo hanno fatto, ma mai pubblicamente».

Qualche nome?

«Herrera e Bersellini».

Due tipi alla «Conte».

«Personaggi vincenti. Dal carattere forte».

E leale.

«Io sono per l'onestà dei chiarimenti faccia a faccia».

Anche se arrivano con un ritardo di decenni...

«Si riferisce alle scuse di Bearzot?»

Quelle. Ne fa cenno nel libro.

«Alla vigilia dei Mondiali dell'86 in Messico, seppi della mia esclusione dalla Nazionale ascoltando la radio. Ero in auto, con mia moglie. Ci rimasi malissimo. Quattro anni prima avevo vinto il Mondiale in Spagna facendo da dodicesimo a Zoff».

In Messico avrebbe dovuto prendere il posto di Zoff. Bearzot le spiegò mai i motivi di quella scelta così ingiusta?

«No, anche per me è rimasta un mistero. Tra noi i rapporti si incrinarono un po'. Ma tanti anni dopo, durante la festa di addio al calcio di Cabrini, lui si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla. Mi disse: Sei ancora offeso con me?. Aveva la faccia triste. Lo rassicurai: Acqua passata, mister. Le sono comunque grato per i momenti meravigliosi trascorsi con lei».

Durante il Mondiale di Spagna, ricevette in albergo una telefonata del suo ex mister Heriberto Herrera: voleva congratularsi con lei, ma pure rimediare un biglietto gratis per la finale...

«Sentirlo mi fece piacere».

Il biglietto, alla fine, glielo recuperò?

«A Herrera non si poteva certo dire di no».

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