La tentazione è forte, ma più dalle parti di Vinovo che di Castelvolturno: giocare la supersfida scudetto senza i rispettivi bomber. Pensare a uno Juventus-Napoli decisivo per la corsa tricolore senza Paulo Dybala e Dries Mertens sarebbe stata un'eresia a inizio stagione: l'argentino aveva conquistato la maglia numero 10 che lo accostava a tanti grandi calciatori della storia dei bianconeri, il belga era diventato ormai un vero nove a suon di gol. Ora le loro quotazioni sono in ribasso a causa di un rendimento al di sotto delle aspettative nelle ultime settimane.
Dopo il rientro scoppiettante dall'infortunio alla coscia rimediato durante la sosta del campionato (i quattro gol decisivi con Lazio, Tottenham e Udinese, la rete al Milan e la tripletta al Benevento), la «Joya» ha avuto un calo. Contro il Real finì la partita in anticipo per un rosso forse evitabile e saltò il ritorno, una delle migliori notti della Juve di questa stagione. Allegri lo ha così impiegato con Sampdoria e Crotone per sfruttarne qualità e freschezza, ma Dybala non ha risposto all'appello, apparendo spento e senza mai essere pericoloso. Il suo bilancio stagionale parla di 40 partite, 25 gol e 6 assist con 2.951 minuti giocati. Numeri importanti per il giocatore che secondo il Cies - il Centro internazionale di studi per lo sport - è il giocatore che vale di più di tutta la serie A (168,2 milioni), ma non sempre quest'anno Paulo è stato al top. Come in questo momento. E siccome Allegri non fa sconti a nessuno, preferendo chi sta meglio a livello di condizione e chi si adatta meglio al piano tattico studiato per il match, l'esclusione eccellente è più che un'ipotesi. Nel 4-2-3-1 Dybala e Mandzukic (il candidato per la sostituzione dell'argentino) sembrano poter coesistere, nel 4-3-3, modulo preferito per la gara con il Napoli e ormai il vestito base dei bianconeri, la convivenza pare impossibile. Per una questione di equilibri, fisicità e apporto tecnico, la bilancia pende dunque verso il croato.
Il dilemma di preferire la fantasia o i centimetri si ripropone scendendo circa 900 chilometri più a Sud, in casa di chi insegue e vuole togliere certezze alla Signora. Maurizio Sarri sembra però meno propenso a privarsi del suo giocatore più prolifico, quel Mertens a secco da sei giornate in serie A - ma tra novembre 2017 e il 6 gennaio 2018 furono addirittura nove - e sotto di cinque reti in campionato (17 contro 22) rispetto allo stesso momento della passata stagione. Milik incalza grazie ai due gol (pesanti) nelle ultime tre gare oltre a quello negatogli sui titoli di coda della sfida di San Siro da Gigio Donnarumma. Un biglietto da visita che ha messo in discussione le certezze a livello gerarchico del tecnico del Napoli. Che dal dopo Udinese sta studiando maniacalmente la Juventus e che difficilmente cambierà lo spartito tattico e di uomini nella notte dell'Allianz Stadium la più importante dell'anno. Formazione tecnicamente più rodata, quindi, con il 4-3-3 (modulo nel quale Milik è un po' fuori posto) e il tridente dei piccoletti guidato da Mertens. Le cui cifre stagionali sono in passivo rispetto al 2016/17, l'anno dell'esplosione da nove: 44 gare giocate, 21 reti e 12 assist, per un totale di 3.531 minuti. L'unico dato in attivo è quello della permanenza in campo, chiara dimostrazione che Sarri rinuncia a fatica al suo attaccante più prolifico. La mancata maglia da titolare con l'Udinese era tra l'altro giustificata dalla diffida che gli avrebbe fatto rischiare la supersfida.
Destini invertiti, dunque, per i bomber delle regine del campionato.
Uno, il belga, abile e arruolato per sbloccarsi e tentare di regalare pepe al finale di stagione; l'altro, l'argentino, carta spendibile in corso d'opera magari per blindare il settimo scudetto e scrivere un'altra pagina storica.
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