
Il traguardo si avvicina, lo scudetto si allontana, ma il sogno non è ancora un'utopia perché l'Inter nella sua più minima versione batte il Verona e resta a -3 dal Napoli e da Conte e adesso ha 3 giorni per pensare al Barcellona e all'altro sogno, quello più grande e inaspettatamente più concreto della Champions. Inzaghi (squalificato), ovviamente, al Barça ha pensato anche stavolta, vista la formazione con cui ha giocato la partita. Non 9 come ipotizzato, ma addirittura 10 titolari differenti rispetto al Montjuic, confermato solo Bisseck, giusto perché le alternative sono finite e ci sarebbe da pescare in Primavera. Tanto possesso palla, il modo scelto per congelare la partita, abbassando i ritmi per risparmiare energie. Anche delle riserve. Cambi ritardati rispetto al solito, pure loro calibrati sulla partita della vita. Decide Asllani dopo una manciata di minuti e su calcio di rigore, vice Calha (l'altro squalificato per l'affaire ultrà) anche dal dischetto (il primo calciato con l'Inter). Malandrina la mano di Valentini a interrompere il triangolo fra Arnautovic e Frattesi. Provvede il Var a recuperare ciò che l'arbitro Manganiello non vede. L'avvio è in discesa, il resto di più, perché il Verona dopo un fugace contropiede di Tchatchoua per Sarr, sventato da Martinez, si rintana nella propria area in difesa (a 5) non si sa di che, lungamente senza mai provare o riuscire a ripartire. Più vivaci i suoi tifosi, anzi troppo: fumogeni e petardi in avvicinamento allo stadio, polizia costretta a intervenire.
L'altra Inter, quella vera, chiuderebbe la sfida già prima dell'intervallo, questa la tiene aperta fino in fondo perché nel primo tempo Arnautovic sbaglia un paio di gol in modo grossolano e nel secondo, quando Zanetti almeno ci prova, sciupa almeno 3 possibili grandi ripartenze. Dall'intesa emersa in campo, Arnautovic e Correa sembrerebbero essersi incontrati per la prima volta giusta l'altro ieri.
Frizzante Zalewski, che esce per Acerbi quando Zanetti mette la seconda punta; di nuovo bene Carlos Augusto, uno di quelli che potrebbe mettere in difficoltà Inzaghi quando ci sarà da scegliere gli attori con cui giocarsi la partita che vale la stagione. La presenza in campo dall'inizio e la prova globalmente non brillante confermano che non sarà Arnautovic ma Taremi a prendere il posto di Lautaro, in caso di forfeit del capitano. Pavard proverà oggi e soprattutto domani, ma Bisseck è pronto (primo cambio, con Darmian nei 3).
Martedì l'Inter ritroverà il tifo della curva dal minuto zero e non dal venti, come successo persino contro il Bayern. Sciopero finito, perché il sogno è di tutti e forse anche perché sfuggirebbe il senso di contestare (fra l'altro) il caro biglietti, nella notte del record d'incasso per il calcio italiano.
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