Un vero e proprio terremoto si è abbattuto sull'atletica leggera italiana e molti dei suoi big. Elusione, rifiuto e omissione di prelievi dei campioni biologici oltre che mancata reperibilità (almeno un'ora al giorno) ai controlli sono le pesanti accuse rivolte a 26 dei nostri alfieri. Nomi eccellenti vincitori di medaglie olimpiche, mondiali ed europee: dai triplisti Donato, Greco e Schembri all'astista Gibilisco (quest'ultimo già ritiratosi dall'attività agonistica) passando per l'altista Tamberi, i velocisti Collio e Galvan, il lunghista diventato sprinter Howe e i maratoneti Lalli, Meucci e Pertile, la lista dei deferiti è di spessore e rischia di mutilare pesantemente la spedizione italiana ai Giochi di Rio 2016. Un milione di e-mail controllate, oltre un anno di lavoro per arrivare ai deferimenti emessi dalla Procura antidoping della Nado-Italia.In attesa del maxiprocesso davanti al Tribunale antidoping che si terrà al Foro Italico, tutti rischiano una squalifica di due anni. Un'altra tegola alla disciplina da tempo nel caos e senza risultati di rilievo, specchio evidente di un movimento stagnante e in crisi da troppi anni, tra errori di preparazione e motivazioni degli atleti spesso vicine allo zero. In mezzo a tutti questi problemi, ci mancava solo la presunta «sbadataggine» e superficialità dei 26 deferiti, che sanno di doversi sottoporre ai controlli e sarebbero colpevoli di non aver compilato i formulari giornalieri sulla reperibilità, come previsto dal Codice sportivo (articoli 2.3 e 2.4 delle norme antidoping).I provvedimenti sono stati decisi in seguito agli sviluppi dell'indagine Olimpia condotta dai Nas-Ros dei carabinieri di Trento su mandato della procura di Bolzano (nata in seguito alla positività del marciatore Alex Schwazer, riscontrata nel luglio 2012), e agli accertamenti della stessa Procura Antidoping svolti dal luglio 2014 con le audizioni degli atleti sin dal gennaio scorso.
Chiesta invece l'archiviazione per mancata reperibilità ai controlli per altri 39 atleti azzurri e tesserati Fidal: tra questi l'altista Di Martino (ritiratasi), la mezzofondista Grenot, la maratoneta Straneo e proprio Schwazer che sta cercando uno sconto di pena per poter gareggiare alle Olimpiadi.Il terremoto che ha investito l'atletica italiana segue di pochi giorni la squalifica della Russia a tempo indeterminato per doping di Stato. Stop che potrebbe essere ridotto (ci sono le aperture del Comitato olimpico internazionale e della Iaaf), in modo da consentire agli atleti «puliti» di vivere l'appuntamento a cinque cerchi. «Io sull'onestà dei 26 atleti non ho alcun dubbio - ha dichiarato il dt delle nazionali Magnani -. Il loro passaporto biologico parla chiaro, il loro profilo Wada è regolare. Se venisse fuori qualcosa di diverso, vorrebbe dire che non ho capito nulla dell'ambiente in cui lavoro».Il presidente della Fidal Giomi ribadisce la «fiducia nell'operato della Procura Antidoping del Coni e auspicando una rapida conclusione dell'iter giudiziario, specifico che non si tratta di missed test (mancato controllo) ma di filling failure (mancata comunicazione). È incredibile come non sia stata comminata alcuna sanzione in occasione delle prime infrazioni, cosa che avrebbe fatto capire a tutti quanto grave fosse l'inadempienza. Superficialità e negligenza sono pessimi compagni di strada, ma il doping è un'altra cosa.
Scaricare poi le responsabilità sugli atleti è troppo semplice, in mezzo ci sono tecnici, società, federazioni, Coni. Assumiamoci tutti la nostra responsabilità». «L'atletica italiana non c'è più già da un bel pezzo», l'amaro commento di Carlo Vittori, storico allenatore di Mennea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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