
Suona l'Inno di Mameli allo stadio Vallehermoso di Madrid, dove l'Italia vince gli Europei a squadre di atletica e si conferma la Nazione più forte del continente. Misión cumplida per una squadra ricca di talenti e giovani leve che dimostra come il cambio generazionale verso Los Angeles 2028 è già in atto. Per fare un esempio, se due anni fa a Chorzow, in Polonia, c'era Tamberi (stavolta ha tifato da casa), nella pedana dell'alto c'è il 19enne Matteo Sioli, che con il suo secondo posto ha portato tanti punti ai compagni. Ma l'airone di Paderno Dugnano non è l'unico volto nuovo di questa bella Italia. Si pensi a quella Erika Saraceni che a 19 anni (compiuti poco più di un mese fa dalla milanese), al suo debutto con la maglia azzurra ha chiuso terza nel triplo, dimostrando di non avere alcuna paura del salto tra i grandi. L'effetto Tokyo deve aver aiutato questi ragazzi a credere che possiamo giocarcela alla pari contro potenze che soltanto qualche anno fa guardavamo con il binocolo. Ora, invece, lassù c'è l'Italia che riesce a restare al vertice del continente senza neanche poter schierare i campioni olimpici del 2021, come Jacobs e Tamberi, come Stano e Palmisano. E mancava pure il bronzo di Parigi e iridato indoor Diaz.
Sotto il caldo sole di Madrid, una Nazionale irresistibile guidata dai capitani Filippo Tortu e Nadia Battocletti ha continuato a spingere pure nell'ultima giornata di gare. Sono arrivati i successi fiorentini di Leo Fabbri nel peso (21.68 metri) e di Larissa Iapichino nel salto in lungo (6.92 metri). E poi, c'è anche il secondo posto di Fausto Desalu nei 200 metri (20.18, +1.8 di vento).
"Ma la gara di svolta è stata il giavellotto femminile con il 5° posto di Paola Padovan spiega il direttore tecnico Antonio La Torre Siamo arrivati qui non con i favori dei pronostici, i ragazzi però avevano il fuoco negli occhi".