nostro inviato a Milanello
Bojan Krkic non ha paura. Non ha paura di Ibrahimovic, del numero 22 e neanche del suo passato al Barcellona. «Il Milan è un passo avanti per la mia carriera, conto di restarci anche dopo la fine del prestito. Un club come questo non deve imitare il gioco del Barcellona, ma diventare un punto di riferimento per gli altri».
Voce bassa, maglietta col volto di Muhammad Ali e idee chiare: si è presentato così l'attaccante spagnolo, in arrivo dalla Roma per dare una mano al reparto offensivo del Milan, già orfano di Inzaghi e Ibrahimovic, e in emergenza per gli infortuni di Pato e Robinho. «Qui ci sono grandi attaccanti, il mister deciderà dove mettermi in campo. Non ho una posizione preferita, mi piace giocare e basta». Dichiarazione da giocatore qualunque, ma Bojan non è uno qualunque. Al Barcellona tolse il posto a Ibra nella parte cruciale della stagione 2010, ora deve ripetersi: «Sono qui per vincere, non sarà un problema. Ma dei grandi attaccanti del Milan andavo matto per Inzaghi». A proposito del Barça, ancora proprietario del cartellino di Bojan, svela un retroscena: «Sì, sento ancora molti dei miei vecchi compagni. Anzi, qualcuno mi ha detto che verrebbe volentieri qui...». Attimo di pausa. «Ma non vi dirò mai chi è!».
Chi verrebbe di corsa è Kakà, sempre in Spagna ma sponda Real Madrid. Il numero 22 era stato lasciato libero in attesa del suo ritorno. Fino a ieri. «Ho scelto il 22 perché sono i miei anni. So che Kakà è un simbolo, ha fatto la storia di questo club ma alla fine stiamo parlando solo di un numero».
Ieri prime parole anche per M'Baye Niang, 17enne esplosivo: «Punto al Pallone d'oro, non sono il futuro ma il presente del Milan, non assomiglio a Henry o Balotelli: io sono io». Non male.
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