Uomo corri se ad inseguirti è una meraviglia etiope come Almaz Ayana che ha invaso il contorto mondo dell'armata cinese di Ma Yunren frantumando il record mondiale dei 10.000 metri femminili nella gara che assegnava le prime medaglie dell'atletica alle Olimpiadi di Rio.
Ha camminato sull'acqua nello stadio del Botafogo, su una pista azzurra come il Nilo che attraversa la regione da dove arriva questo prodigio della corsa, un angelo di 47 chili, predatrice sulla distanza dei 10 chilometri dove il suo 29'17"45 avrebbe messo in difficoltà tantissimi maschietti mezzofondisti. In Italia, ad esempio, l'anno scorso sarebbe stata fra i primi dieci, certo non fa testo, la nostra miglior rappresentante Veronica Inglese ieri è arrivata 30ª in 32'11"67 a molti giri dalla grande dominatrice.
Ieri a Rio, nella giornata ideale per correre lunghe distanze, dopo la pioggia del mattino, ci ha fatto subito capire che questa Olimpiade è davvero delle donne. Straordinarie al nuoto dalla Ledecky alla Hosszu, meravigliose all'apertura dei giochi per l'atletica che non poteva presentare cacciatrice più bella nella ricerca dei limiti umani e quando Almaz è scattata per due giri di pista intorno ai 65" ogni 400 metri il mondo ha compreso che non avrebbe più dovuto fare i conti con il record mescolato al finto sangue di tartaruga della cinese Yungxia Wang, la generalessa di quell'armata misteriosa che nel 1993 sbalordì il mondo, ma che recentemente, dal suo rifugio negli Stati Uniti, ha confessato che per farle andare così forte l'allenatore non risparmiava aiuti chimici. Ci stupirono ai mondiali di Stoccarda, anche se il record frantumato ieri ( 29'31"78) la Wang lo fece tre settimane dopo a Pechino.
Basta nuvole, ora siamo su questo Nilo azzurro dietro alla barca reale della nostra Aida che ha schiavizzato la storia del mezzofondo, che giustamente sul podio di Rio, con quello sguardo dolcissimo da giovane fenomeno, compirà 25 anni il 21 novembre di quest'anno, ha ricevuto l'omaggio di sir Sebastian Coe, il nuovo presidente di una federazione mondiale di atletica che aveva bisogno di questa impresa per liberare l'aria dai miasmi, anche se dovremo davvero aspettare analisi e controanalisi alla fine dei Giochi per sapere quanto è torbida l'acqua del grande sport dove tutti guadagnano, ma non tutti in maniera lecita.
Una gara che diventerà storica perché Almaz Ayana, attesa più sui 5000, gara che l'ha vista oro mondiale nel 2015 proprio a Pechino dove ancora custodivano i record del mistero, ha trovato il suo oro andandosene dopo 6 km, passati in 17'36"74, esaltando una corsa dove alla fine in 8 hanno battuto il record nazionale e ben 17 hanno fatto il loro primato.
Dietro di lei record del Kenia per la trentaduenne Vivian Cheruiyot (29'32"53 non lontano dalla Wang) e bronzo con il record personale di 29'42"56 per la sua ispiratrice, la grandissima Tirunesh Dibaba, veterana classe 1985, che all'Etiopia ha già dato 3 ori olimpici. Inizio davvero elettrizzante ma l'atletica ha bisogno di una grande Olimpiade per dimenticare troppi imbroglioni.
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