
Tagliacozzo Sarebbe il lato B di Tadej Pogacar, anche se Juan Ayuso appare più come un dominator gentile. Ieri, per un attimo sembra anche sorpreso di non vedere alle proprie spalle Primoz Roglic. Il catalano si accorge che lo sloveno ha perso qualche metro e solo in quel momento decide di osare, partendo a razzo.
Sarebbe il lato B di Tadej Pogacar, ma è meno devastante, per il momento. Il talento spagnolo della Uae Team Emirates, debuttante nella corsa rosa a 22 anni, accelera a 500 metri in contropiede dopo l'allungo di Bernal, e vince con 4 davanti al compagno Isaac Del Toro e al colombiano; quarto lo sloveno Primoz Roglic, che si riprende la maglia rosa con 4 su Ayuso, poi Del Toro a 9 e il nostro Antonio Tiberi che ora è a 27. «Vincere al Giro è una gioia immensa spiega - questo ragazzo che da noi ha corso da under 23 con la bergamasca Colpack -. Questa vittoria fa bene al morale, non solo mio, ma di tutta la squadra, anche se non cambia la prospettiva della nostra corsa: il faro resta Roglic, noi dovremo esser bravi ad approfittarne, come abbiamo fatto egregiamente oggi».
Chiaro il ragazzo catalano, che sogna di diventare riferimento sportivo come Carlos Alcaraz. È nato a Barcellona e tra i 2 e i 7 anni ha vissuto negli Stati Uniti, ad Atlanta, dove la sua famiglia si era trasferita per lavoro e lì ha imparato l'inglese.
Ammira Rafa Nadal e si ispira alla mamba mentality che animava Kobe Bryant: «Puntare al massimo e il guardare avanti sono il mio credo sportivo spiega Juan, alla sua 6^ vittoria stagionale, 4 delle quali ottenute in Italia -. Così come la curiosità nel cercare di migliorarsi sempre. Cosa chiedo a questa corsa? Il miglioramento costante. Se mi sento Pogacar? Io sono Ayuso, per me Tadej è ispirazione, per migliorami e elevarmi sempre di più».
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