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Azzurri da straordinari. Metamorfosi Insigne tra i forzati del Covid

Dal caso Svezia nel 2017 a insostituibile per Mancini. Stagione da 5.000' per il "dieci"

Azzurri da straordinari. Metamorfosi Insigne tra i forzati del Covid

Dall'Olimpico all'Olimpico, 359 giorni dopo. La finale di Coppa Italia a Roma il 17 giugno 2020 fu il simbolo della ripartenza del calcio di casa nostra dopo il lockdown. Quasi un anno dopo, rieccoli i forzati del pallone nostrano in campo con la maglia azzurra. Ancora nello stadio della Capitale, stavolta per iniziare il percorso che deve portare al sogno. «L'obiettivo minimo? Lo abbiamo già raggiunto: generare entusiasmo. Arrivare fino in fondo sarà difficile, l'augurio è prendere un aereo per andare a Wembley e fermarci un po' di tempo...», così il presidente Figc Gravina.

L'Italia di Mancini è un gruppo che ha fatto tornare l'amore dei tifosi per la nazionale ma che ora, dopo tanti elogi, dovrà stupire al cospetto delle grandi d'Europa. Saranno ben cinque i titolari della gara con la Turchia al debutto assoluto con la Nazionale in una grande manifestazione. Ecco l'importanza dei leader del gruppo, uno dei quali è il forzato numero uno degli azzurri, quell'Insigne che dalla notte del 17 giugno 2020 in cui alzò il trofeo come capitano del Napoli a Italia-Repubblica Ceca del 4 giugno scorso ha giocato 70 partite e quasi 5.000 minuti, segnando 24 gol e sfornando una ventina di assist. «Sono vecchietto, ma mi diverto con questa nazionale», così Insigne dopo il gol ai cechi nel giorno dei suoi 30 anni. Indossa il 10, come il ct Mancini da calciatore: «Per noi Insigne è unico. Per il ruolo di raccordo, per come lega la squadra è il giocatore meno sostituibile». E dire che Ventura, il ct della disfatta azzurra, lo lasciò in panchina nella notte infausta del 13 novembre 2017 a San Siro suscitando l'ira di De Rossi. Che indicò al tecnico proprio il calciatore del Napoli come elemento da inserire per provare a segnare il gol indispensabile contro la Svezia.

Nella notte della ripartenza di un anno fa all'Olimpico c'era Insigne, ma anche l'altro veterano azzurro Bonucci oltre a Meret, Di Lorenzo e Bernardeschi, ora nel gruppo di Mancini. Da allora una stagione complicata, vissuta tra le fatiche del tour de force in un calendario sempre più ingolfato di partite (si è faticato anche a trovare spazio per i recuperi) e il Covid che ha colpito la metà degli azzurri convocati per gli Europei, compresi i centravanti Immobile - finito nell'affaire tamponi della Lazio - e Belotti in perenne ballottaggio. Proprio la Nazionale è risultata, nella prima finestra di gare del 2021, un focolaio che ha rischiato di rendere ancora più complicata la conclusione dell'annata sportiva.

Tutto alle spalle, compresa la fatica. Dal più giovane (il 21enne ultimo arrivato Raspadori) al più anziano della truppa azzurra (il 36enne Chiellini, solo 30 gare negli ultimi 365 giorni). E niente pensieri proibiti legati al mercato che pure riguarda molti calciatori che stanno lavorando a Coverciano. «Se ci saranno delle difficoltà il gruppo Italia si farà trovare pronto. Il nostro orgoglio e la nostra unità di intenti risalteranno anche in questa circostanza», ha sottolineato ieri Locatelli.

Uno dei debuttanti sul palcoscenico prestigioso.

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