di Franco Ordine
P iù che Montella potè Fabio Capello. Che c'entra don Fabio con il gol della riscossa di Bacca a Genova? La spiegazione, elementare, è doverosa. La scelta, coraggiosa al limite dell'azzardo, è maturata subito dopo la fine di Milan-Udinese. A centrocampo Montella non ha avuto granchè a disposizione per effettuare qualche cambio ma in attacco per dimostrare che «non ci sono intoccabili» la mossa era lì pronta, preparata con cura da qualche giorno. E cioè Lapadula, un centravanti ruspante, di modesta caratura tecnica, al posto di Bacca che ha spessore internazionale e una carriera colma di gol. Montella, nello spiegare la sua pazza idea al proprio staff, ha fatto ricorso all'esperienza da calciatore, ai tempi della Roma con Capello allenatore quando fu ridotto spesso, molto spesso, troppo verrebbe da aggiungere, alla panchina, tanto che una volta, persa la pazienza, prese a calci una bottiglietta d'acqua.
Eppure - ecco la confessione postuma di Vincenzo - «quando entravo scatenavo l'inferno, mi bastavano venti minuti per realizzare qualcosa di importante. Volevo dimostrare a Capello più che agli altri il mio valore e finivo col diventare una risorsa della Roma». Applicato, molti anni dopo, da allenatore del Milan, il teorema Montella firmato Fabio Capello, su Bacca ha funzionato alla perfezione. Così come ha funzionato anche la comunicazione decisa nell'occasione: giovedì sera, la novità è trapelata furtiva dal ritiro di Genova ed è arrivata nelle redazioni dei giornali così da ottenere titoli che potessero caricare a pallettoni anche Lapadula cui il tecnico napoletano aveva chiesto il massimo dell'impegno.
Non si è mai visto Carlos Bacca tradire la foga mostrata a Marassi, la rabbia nella caccia alla palla, nell'inseguire i rivali, nel cogliere prima il palo di Viviano e poi il gol con un tocco delizioso su assist di Suso che ha mandato in estasi Alessandro Del Piero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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