Balotelli vede già il derby: "I fischi? Se segno esulto"

SuperMario: "Sono qui per vincere a lungo e giocare i mondiali con El Shaarawy". E sulla politica: "Io non voto"

Balotelli vede già il derby: "I fischi? Se segno esulto"

MilanoNe ha fatta di strada il ragazzo. Ne è passato di tempo dai giorni tormentati di Appiano e dai calzini tagliati da Materazzi. Ecco l'ultimo Mario Balotelli: la divisa targata Dolce e Gabbana, il brindisi con lo champagne dello sponsor, ha il piglio del ragazzo cresciuto e diventato uomo, ha la sicurezza, maneggiando i media, del veterano di conferenze-stampa, ha la maturità nell'affrontare gli argomenti più spinosi, la definizione di mela marcia o la simpatia politica per Silvio Berlusconi, senza cadere nei trappoloni dei giornalisti di barricata, italiani e inglesi, schierati insieme con tutti gli altri ieri sera a San Siro. Per fortuna non ha perso il vezzo di parlare chiaro, Mario Balotelli. Per esempio a proposito del derby di fine febbraio, bando all'ipocrisia: «Se segno esulto» ha detto senza esitazione. Per esempio a proposito dei suoi prossimi traguardi: «Sono venuto qui per vincere a lungo e per giocare i mondiali con Stefan». Per esempio sul suo attuale stato di forma dopo mesi vissuti ai margini del City: «Sto bene fisicamente e come forma». Per esempio a proposito dell'accoglienza da autentica star ricevuta a Milanello: «Non me l'aspettavo, mi sono molto emozionato». Per esempio a proposito del colloquio con Prandelli: «Era molto contento del mio trasferimento e convinto che qui mi troverò benissimo». Nessun timore per l'accoglienza del tifo interista, rimasto di sale: «Con loro ho chiarito, ci sta se mi fischieranno». E d'altro canto, come ripete Adriano Galliani più volte, legare Balotelli all'Inter «dopo che è stato ceduto nell'estate del 2010, due anni e mezzo prima, è una forzatura bella e buona».
Musica per le orecchie dei milanisti tutto il resto che qui possiamo riassumere: «Non conosco le balotellate, apprezzo Silvio Berlusconi ma non so di politica, non ho votato, sul razzismo non so come reagirei, l'ho provato sulla pelle ma non sono uscito dal campo, dell'Inghilterra mi è piaciuta la Premier, devo dire grazie al City, per tutto il resto, la stampa, la guida a destra, il cibo e il tempo, non mi è piaciuta». Ai microfoni di Milanchannel ha regalato una chicca: «Ero in albergo, prima della sfida col QPR, stavo facendo colazione, e mi hanno detto: cambia albergo, sei del Milan adesso». Non è mancato il momento di tensione dinanzi alla domanda dell'inviato del Sun: «Mi avete maltrattato, non rispondo». Elegante ma determinato. Come davanti allo stadio dei suoi sogni e alla squadra del cuore finalmente raggiunta.
Anche Adriano Galliani non gli è stato da meno. Per una sera c'è stata la "gallianata" invece che la balotellata. È intervenuto torvo quando la giornalista del Tg1, Federica Ballestrieri, ha chiesto conto del giudizio berlusconiano «mela marcia» a Mario. «Ho saputo solo dopo quando Berlusconi ha chiarito col mio procuratore» la risposta di Balotelli. Il vice-Berlusconi, come punto da un insetto velenoso, ha inforcato il microfono: «Il presidente non ha fatto marcia indietro, ha solo precisato». Gelo in sala. Lo stesso registrato più tardi quando Galliani ha per una volta invaso la sfera politica della questione: «Mi incazzo quando sento parlare di affare elettorale: parlavamo di Balotelli col City molto tempo prima che venissero fissate le elezioni». E che sia stata una trattativa difficile, «la più complicata da 26 anni», è confermato da un dettaglio: «il lunedì sera, dinanzi alla nostra proposta migliorativa, la risposta via email del City è stata no». Perciò il suo grazie, a sorpresa, è andato a un avvocato finora ignorato dai media, Alberto Galassi, il legale del City che «è riuscito a piallare tutti gli spigoli della trattativa», il riconoscimento pubblico. C'è stato il tentativo di far naufragare tutto, «un intervento di un club italiano», la Juve, ma è avvenuto fuori tempo massimo. «Non dormivo la notte nel mese di gennaio per completare le operazioni che ci hanno consentito di diventare nel giro di pochi mesi la squadra più giovane col montepremi stipendi meno pesante» la confessione di Galliani pronto a ricordare che «l'arrivo di Ibra e il mancato riscatto di Crespo sono stati la luce e l'ombra del mio operato».

Con Balotelli al Milan, per Allegri non cambierà la missione: «Qualificarsi per la Champions, ormai la Juve è 12 punti avanti» detta il vice Berlusconi. Anche se c'è Pazzini mezzo tramortito: «Gli ho parlato, può giocare la Champions, non è giù», la garanzia di Galliani.

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